Nel 1892, Robert Louis Stevenson aveva già dato tutto, mentre James Matthew Barrie aveva appena cominciato. Eppure, il futuro creatore di Peter Pan aveva soltanto dieci anni meno del bestllerista ante litteram, cioè di quando sui giornali non si pubblicavano le classifiche di vendita dei libri bensì, più semplicemente, i libri. È normale quindi che Barrie, scozzese anch’egli, come tutti i fan pendesse dalla penna di RLS. Il quale da due anni era diventato Tusitala, ovvero «il narratore di storie», per i samoani in mezzo ai quali viveva, con la moglie Fanny e i figli acquisiti da lei, Isobel e Lloyd. Così Barrie, che da travet letterario faceva la spola fra il nativo villaggio di Kirriemuir, nell’Angus, e Londra, aveva soltanto un modo per sentirsi vicino al suo idolo: scrivergli.
Il breve ma intenso epistolario fra i due (Stevenson morirà nel ’94), A Friendship in Letters, uscì nel 2020 da Sandstone Press, a cura di Michael Shaw, il docente di letteratura scozzese all’Università di Stirling che ha scoperto le lettere alla Beinecke Rare Book and Manuscript Library di Yale, e ora viene proposto da Lorenzo de’ Medici Press (pagg. 95, euro 15, a cura di Priscilla Gaetani).
Prima sorpresa: Barrie non cita mai i superclassici di Stevenson, L’isola del tesoro e Lo strano caso del dottor Jekyll e Mr. Hyde, ma si sofferma sull’attualità: David Balfour, che stava uscendo sul mensile per ragazze Atalanta e a noi è più noto come Catriona, il seguito di Il ragazzo rapito («Non c’è alcun dubbio che la storia d’amore tra Catriona e David sia la cosa più bella che abbiate mai fatto»). Seconda, e ben maggiore, sorpresa: Stevenson, lodando A Window in Thrums e The Little Minister, arriva dire: «Sono un artista capace, ma mi sembra che voi siate un genio». Esagerava per gentilezza? O aveva notato in anticipo l’acutezza dell’autore da cui uscirà Peter Pan?
In effetti, nell’epistolario echeggia un tema importante che forse prefigura quella che sarà la cifra distintiva del peterpanismo, del non voler crescere, del barricarsi in un’eterna infanzia. Quando Stevenson presenta a Barrie la moglie Fanny, ribattezzata dai samoani Tamaitai, cioè «donna», la definisce «Infinitamente piccola». E Barrie coglie la palla al balzo: «Non c’era bisogno di dirmi che Tamaitai era infinitamente piccola. Più ti piacciono e meno crescono. La mia Babbie (personaggio di The Little Minister, ndr) era grande nei primi capitoli eppure, man mano che mi ci affezionavo, diventava così piccola che l’editore di Good Words si lamentò, dicendo che l’aveva accettata come una brava mammina ma che presto ci sarebbe voluta una candela per cercarla. Su sua richiesta, le ho anche ingrandito la bocca». E aggiunge: «Il mio nome nativo samoano è Softy Softy, che significa l’autore bonario».
E a questo punto, ci tocca toccare, usando pinze disinfettate dalla volgarità, quella che in Veneto si chiama «vena de dolse», insomma, l’omosessualità di Barrie (il quale si sposò, con l’attrice Mary Ansell, presentatagli dal comune amico Jerome K Jerome, ma senza consumare, e i due divorziarono nel 1909). Pare fosse di dominio semi-pubblico, come spesso avveniva, in epoca vittoriana. Qui abbiamo due indizi. Parlando di Thomas Hardy, dice: «Credo sia un uomo brillante e talmente d’altri tempi che se fossi una donna lo bacerei, e nulla gli piacerebbe di più». E a Stevenson sussurra: «Ad essere sincero, ho scoperto (lo sospettavo da tempo) che vi amo, e se voi foste stato una donna…». D’accordo, lo scrive pochi giorni dopo essere stato definito «genio», però… Però niente, ribatterebbero altri, perché non di omosessualità si deve parlare, bensì di asessualità, corredo dell’ideale del puer aeternus. E dunque, come volevasi dimostrare, rieccoci a Peter Pan.
Anche perché in una lettera del febbraio ’94 Barrie afferma di aver appena iniziato a scrivere Sentimental Tommy (che sarà seguito da Tommy and Grizel). «Ci sarà molto dell’infanzia e della fanciullezza, perché non ho ancora avuto modo di provarci, ma in generale il piano è uno studio sentimentale che, se riuscirà a conquistare sé stesso, credo sarà un capolavoro». Ma per la saga di Peter Pan si dovrà attendere fino al 1902, quando fece la sua prima apparizione in The Little White Bird.