La sinistra tifa per Degni. E la Schlein non dice nulla

La sinistra tifa per Degni. E la Schlein non dice nulla

Passato di moda l’urlatore antifascista del Teatro La Scala, messa da parte Chiara Ferragni, archiviata definitivamente la stagione di Soumahoro, la sinistra ha un nuovo mito: il magistrato della Corte dei Conti di area dem Marcello Degni. Invece di prendere le distanze dai suoi tweet e dalle sue dichiarazioni emerse nei giorni scorsi, i compagni ne hanno fatto prima una vittima e poi un’icona.

Intervistata dal quotidiano la Repubblica, il segretario del Pd Elly Schlein non ha risposto alla giornalista che le chiedeva conto della parole di Degni: «La destra vi rinfaccia il caso imbarazzante del consigliere della Corte dei conti Degni, di area dem, che sui social incitava lei a una opposizione più dura. E un doppio standard, sulla giustizia come la Rai».

«Adesso ci sono io alla guida del Pd ha affermato la Schlein e sulla Rai dico che Meloni sarà l’ultima premier a lottizzarla: bisogna intervenire con una riforma che dia indipendenza dai partiti». Neanche una parola sul magistrato, eppure nella stessa intervista la Schlein accusava la Meloni per alcune sue dichiarazioni durante la conferenza stampa di fine anno sostenendo: «Di sicuro non può rispondere non chiedetemi di essere più precisa».

Certo, trattandosi di un’intervista su un quotidiano cartaceo e non della conferenza stampa di fine anno in cui i giornalisti non hanno la possibilità di replica, ci si sarebbe aspettati una seconda domanda dall’intervistatrice sul caso Degni, ma tant’è.

Fa di meglio Rifondazione Comunista che in un surreale comunicato stampa: «Esprime solidarietà al dottor Marcello Degni in ordine alla campagna mediatica orchestrata dalla destra il cui primo frutto velenoso è un’azione disciplinare che auspichiamo si risolva nel nulla».

Eppure gli elementi per un’azione disciplinare ci sono tutti ed è lo stesso Consiglio di Presidenza della Corte dei conti, nell’adunanza straordinaria del 4 gennaio 2024, che, dopo aver preso atto delle dichiarazioni del suo consigliere Marcello Degni, «ha disposto l’invio immediato degli atti al Procuratore generale della Corte dei conti cui esclusivamente sono rimesse le funzioni inerenti alla promozione dell’azione disciplinare».

D’altro canto le dichiarazioni di Degni sono state tutt’altro che imparziali come ci si aspetterebbe da un giudice a partire dal tweet in cui taggando Elly Schlein ha scritto riferendosi alla manovra: «Occasione persa. C’erano le condizioni per l’ostruzionismo e l’esercizio provvisorio. Potevamo farli sbavare di rabbia sulla cosiddetta manovra blindata e gli abbiamo invece fatto recitare Marinetti». Non pago, nei giorni successivi non solo non ha fatto un passo indietro e non si è scusato ma ha rivendicato le sue dichiarazioni con orgoglio sostenendo «era una critica riferita al metodo non al contenuto della manovra». In un’intervista ad Affari Italiani ha poi sostenuto che «questa manovra ha molte criticità» aggiungendo «è molto probabile una correzione dopo le elezioni europee».

In generale è tutto il suo profilo Twitter a lasciare basiti tra tributi a Toni Negri, elogi del comunismo, di Che Guevara e di Elly Schelin dopo il no ad andare ad Atreju: «Brava ellyesse, con i fascisti non si parla. Come ai tempi del Pci quando con il Msi non si scambiava neanche il saluto».

Ad essere intollerante però secondo Degni è chi lo critica: «Sulla questione è montata tanta intolleranza, che travalica lo specifico. A questo punto rispondo con le parole di un grande magistrato: resistere, resistere, resistere». Il capovolgimento della realtà.

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