Muore nelle acque del lago, incastrata tra le lamiere, il 2 gennaio. Il feretro di Manuela Spargi, 56 anni, brianzola di Bernareggio, era atteso il 5 gennaio a Milano per le esequie ma il carro funebre si perde nella tormenta. Trovato dopo 24 ore, mezzo assiderato, l’autista che invece di imboccare la statale 36 verso Milano si è diretto verso Sondrio, perdendosi nella neve in Valtellina.
«Mi sono fidato del navigatore», spiega l’uomo, un sardo di 37 anni impiegato in un’agenzia di pompe funebri. Il gps, perdendo il segnale, l’avrebbe dirottato nella direzione opposta fino a fargli imboccare un passo chiuso, il passo Dordona a Fusine, Sondrio, senza alcuna copertura cellulare. L’uomo, abbandonato il feretro, cerca aiuto lungo la strada innevata. Vaga ore senza incontrare qualcuno e quando, dopo 10 chilometri, raggiunge un rifugio, è in ipotermia. Parte l’allarme del soccorso alpino per le ricerche del mezzo. L’auto con la bara viene trovata sommersa dalla neve. «Ma nessuno ci ha avvertiti del ritrovamento», spiegano, polemici, i parenti della Spargi che hanno atteso la salma per ore sul sagrato della chiesa Muliardo a Milano. «Assurdo – commenta Monica Gilardi, sindaca di Colico, dove è avvenuto l’incidente mortale -. Mi spiace veramente per i familiari per questa situazione inconcepibile che sta provocando loro ulteriore dolore».
Un dramma nel dramma. Tutto comincia martedì scorso in uno spiazzo non recintato sul lago di Como quando una Nissan Qashqai con 3 persone a bordo, per una manovra sbagliata, finisce in acqua dopo un volo di 40 metri. Moglie e marito hanno appena visitato l’abbazia di Piona, a Colico, quando la donna, probabilmente inserendo la prima anziché la retromarcia, precipita nel vuoto. L’auto si ribalta a pelo d’acqua prima di inabissarsi. Il primo ad accorrere in aiuto dei tre è un vigile del fuoco fuori servizio, Ivano Ghidoni, che si tuffa estraendo due dei tre passeggeri. La donna alla guida, Manuela, ha la cintura allacciata e sulle prime non si riesce a tirarla fuori. Quando viene liberata è morta. Inutile l’intervento della compagna del pompiere, Debora Palmisano, medico anestesista, che le pratica un massaggio cardiaco. Per i due uomini la manovra riesce e, nonostante finiscano poi in rianimazione, sono salvi. Uno è il marito di Manuela, Enrico Taffa, 60 anni, che riprende subito conoscenza. L’altro è un loro parente, 79 anni, Carlo Chies, ricoverato all’ospedale di Gravedona. Un incidente su cui la Procura di Lecco ha disposto tutti gli accertamenti tecnici per stabilire cause ed eventuali responsabilità. L’auto, intanto, viene recuperata e posta sotto sequestro. E la salma messa a disposizione dei familiari per l’estremo saluto. Tutto si aspettavano tranne che il feretro finisse sotto un cumulo di neve.