Obiettivo 1 milione di veicoli da produrre in Italia, premiando l’italianità dei modelli. Questo nelle intenzioni del ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso. Da sciogliere due nodi chiave: come raggiungerlo – e qui dipenderà da Stellantis e dal mercato – e come favorire le produzioni nazionali, senza andare contro le logiche Ue. A fare il punto è il sindacato Fim Cisl con il segretario nazionale Ferdinando Uliano. Innanzitutto, quota 1 milione resta ancora lontana. Nel 2023, infatti, dagli impianti italiani di Stellantis sono usciti 751.384 automezzi (+9,6% sul 2022), ma sotto dell’8,2% rispetto al 2019 (818.880 veicoli) che è stato l’anno precedente a tutte le crisi e quando esisteva ancora Fca. Delle 751.384 unità, 521.104 sono auto (+8,6%) e 24.280 furgoni (+11,8%). Quindi, per arrivare a 1 milione manca un terzo degli attuali volumi; se poi si considerano solo le auto, la situazione suona come una mission impossible.
E mentre, secondo il report di Fim Cisl, Pomigliano (Fiat Panda, Alfa Romeo Tonale e Dodge Hornet) e Atessa con i furgoni Fiat, Peugeot, Citroën, Opel e Vauxhall fanno da locomotiva alla produzione italiana di Stellantis (+30,3% per il sito campano, 215mila vetture; +11,8%, ovvero 230.280 furgoni per quello abruzzese) a segnare il passo sono Mirafiori, a Torino, e Cassino.
Nel primo caso si registra la frenata della Fiat 500 elettrica che non ha raggiunto i 90mila pezzi previsti, fermandosi a 77.260, insieme alla situazione critica sulla linea dei 5 modelli Maserati (-49%). A Cassino la flessione è stata pari all’11,3% e a trainare la fabbrica è Maserati Grecale (+27%), mentre le Alfa Romeo Giulia e Stelvio registrano un -24%. Va meglio Melfi (+3,9%) e stabile Modena con le supersportive di Maserati.
I rallentamenti delle produzioni riguardano gli interventi di aggiornamento sulle linee per l’arrivo di nuove piattaforme, ma anche le dinamiche del mercato, tra incentivi rimasti inutilizzati, quelli in arrivo con le ripercussioni dell’«effetto annuncio», la riluttanza all’elettrico, ma anche la mancanza di materiali all’inizio del 2023. Allo stesso tempo, Stellantis ha già comunicato i nuovi modelli previsti in questi impianti entro il 2025: Maserati Quattroporte a Mirafiori; le nuove Alfa Romeo Giulia e Stelvio a Cassino; le novità di Ds, Lancia, Opel e Jeep a Melfi. A Pomigliano l’attuale Panda rimarrà sino al 2026 (e poi?). Per Modena ci saranno le Fuoriserie personalizzate, in aggiunta alle Mc. Atessa sfornerà furgoni anche per Toyota. Punto fisso, salvo qualche eccezione, sarà l’elettrico per novità e nuove versioni degli attuali modelli. Per Comau, in via di scorporo, il sindacato chiede che resti italiana e, per questo, la golden power del governo («Non deve fare la fine di Marelli»). Premiare l’italianità: secondo Uliano «importante è che in Italia arrivino produzioni di altre marche del gruppo». E l’ipotesi di un investimento cinese nel Paese? «Ben venga – afferma il sindacalista – ma che non sia di nicchia. Lo Stato deve però creare le condizioni».