Ne soffre un italiano su quattro, eppure la maggioranza delle persone non sa di essere portatore di questa anomalia congenita molto diffusa, perché nell’80% dei casi non crea problemi e spesso resta, apparentemente, asintomatica, mentre nel restante 20% si manifesta con diversi sintomi che possono arrivare anche all’ischemia o all’ictus cerebrale.
Sto parlando del «Forame Ovale Pervio» del cuore, un vero e proprio buco, più o meno grande, che resta aperto alla nascita sulla membrana che divide l’atrio sinistro da quello destro, normalmente pervio durante la gestazione, e che dovrebbe chiudersi e saldarsi al primo respiro e vagito del neonato o subito dopo, mentre spesso rimane aperto, e questa mancata fusione, durante la crescita o l’età adulta, provoca in molti casi disturbi impercettibili, lievi, oppure più seri ed importanti. È quello che è accaduto l’ultimo giorno dell’anno a Marco Cappato, il tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni, il quale ha avuto una ischemia cerebrale transitoria, a soli 50 anni, insorta con sintomi di difficoltà nell’articolazione della parola, dovuta ad un micro trombo partito da quel buco nel cuore, che si è fermato in una capillare dell’area encefalica deputata al linguaggio, cosa che ha provocato un immediato inceppo alla comunicazione verbale, una sintomatologia fortunatamente regredita e risolta in pochi giorni grazie ad una diagnosi tempestiva in regime di ricovero e ad una terapia anticoagulante che ha sciolto il piccolo intoppo di una delle arterie cerebrale colpita.
Nella maggior parte delle persone il Forame Ovale Pervio non causa disturbi significativi, tranne episodi frequenti di emicrania e cefalea soprattutto in età giovanile, non giustificati da crisi di ipertensione o altre patologie, e dovuti proprio ai microtrombi che si formano a causa della anomala commistione di sangue venoso e arterioso, e che, una volta partiti con i battiti delle camere cardiache erroneamente comunicanti, si fermano a livello dei capillari più piccoli del cervello, senza causare deficit o danni se capitano in zone «mute», tuttavia lasciando, a causa della temporanea mancanza di ossigeno, il segno del loro passaggio che si traduce in delle cicatrici puntiformi diffuse, evidenti agli esami radiologici come la Tac o la Rmn.
La pervietà del Forame Ovale spesso non viene rilevata con una semplice ed anche accurata ecografia del cuore, poiché per la diagnosi certa l’esame principe è L’ecocardiogramma transesofageo, ovvero una ecografia simile ad una gastroscopia, dove, al livello dell’esofago a ridosso del cuore, è possibile evidenziare, con immagini chiare e prive di dubbi, l’anomalo passaggio di sangue venoso dell’atrio destro in quello arterioso dell’atrio sinistro, e durante tale esame è importante decidere se, secondo la ampiezza e diametro del foro, ci sia necessità di intervenire chirurgicamente per chiudere il buco e risolvere la patologia. L’intervento chirurgico è poco invasivo, si esegue per via percutanea, da una vena del braccio o della gamba, e consiste nella introduzione di un catetere fino al cuore, dove, in chirurgia robotica, verrà posizionato un «tappo» a forma di ombrellino a chiudere il forame, o, con diversa opzione a secondo dei casi, eseguire una vera sutura della membrana interatriale, senza la necessità di inserire alcun dispositivo metallico nel cuore.
Questo tipo di intervento si impone nei soggetti tra i 18 e i 65 anni che abbiano manifestato episodi di embolia sistemica, di ischemia cerebrale transitoria, come nel caso di Marco Cappato, o di ictus, per evitare recidive o la possibilità di ulteriori trombosi potenzialmente più gravi; ma da una decina di anni la chiusura del Forame ovale viene valutata e spesso eseguita anche nei pazienti portatori della anomalia, che non hanno manifestato sintomi ischemici vascolari, ma lamentano episodi ripetuti e fastidiosi di emicranie con aura (mal di testa prevalentemente unilaterale, pulsante, con o senza nausea), o cefalee con disturbi psichici, visivi e motori, limitanti la propria attività, e che non rispondono alla massima terapia farmacologica oggi a disposizione.
Il Forame Ovale Pervio (FOP) è una della anomalia più diffuse congenite del cuore presenti fin dalla nascita, interessa il 25% della popolazione italiana che spesso si accorge in ritardo della sua esistenza, o viene diagnosticata occasionalmente, a qualunque età, in seguito ad un episodio inaspettato senza causa apparente, come uno svenimento o una perdita di coscienza improvvisa. Nei soggetti asintomatici e in buono stato di salute potrebbe non essere richiesto alcun tipo di trattamento, anche se un antiaggregante piastrinico, come l’aspirina, è consigliato allo scopo di ridurre la probabilità future di ischemie cerebrali. Inoltre, a tutti coloro che presentano questa anomalia, è raccomandato di adottare precauzioni nei lunghi viaggi aerei, per impedire la stasi venosa delle gambe, e l’unica controindicazione sportiva è l’attività subacquea, per il rischio, 10 volte maggiore, di una malattia da decompressione da embolia gassosa, come accaduto purtroppo in alcuni casi di sub deceduti durante le immersioni, solo perché non sapevano ed erano ignari di essere portatori di questa patologia.