Il calcio brasiliano piange la scomparsa di una delle sue leggende: Mario Zagallo, quattro volte campione del mondo con la Seleçao, si spegne all’età di 92 anni e la Confederação Brasileira de Futebol decreta un lutto di sette giorni.
Enorme il suo contributo alla nazionale verdeoro, dato che ha messo la sua firma, seppure in ruoli differenti, su ben quattro dei cinque titoli mondiali conservati in bacheca, i primi due dei quali da calciatore. Indimenticabile il trionfo di Svezia 1958, il torneo che fece conoscere e allo stesso tempo già consacrò Pelè a soli 18 anni nel gotha del calcio mondiale. Una vittoria che portò l’allora Coppa Rimet in patria per la prima volta dopo l’indimenticata sconfitta dell’edizione casalinga del 1950, quando la Seleçao fu rimontata in finale dall’Uruguay in quella disfatta che viene tuttora ricordata col nome di “Maracanazo”. Il secondo successo sul campo arrivò nell’edizione di Cile 1962, dove il Brasile si impose in finale per 3-1 sulla Cecoslovacchia. Il terzo alloro fu quello di Messico 1970, anche se in questo caso Mario Zagallo vi prese parte non più sul terreno di gioco bensì dalla panchina, nel ruolo di commissario tecnico, dirigendo quella che a detta di tanti esperti è considerata la nazionale di calcio più forte di tutti i tempi. Con la terza vittoria, secondo quanto previsto dal regolamento Fifa allora vigente, la Seleçao potè detenere a titolo definitivo la Coppa Rimet, soffiandola proprio all’Italia, sconfitta in finale col risultato di 4-1 e con due coppe in bacheca (edizioni Italia 1934 e Francia 1938).
Con questo successo Zagallo diventò allora il primo a trionfare in quella che è la competizione calcistica più importante al mondo sia da calciatore che da allenatore, un primato che oggi condivide con Franz Beckenbauer (vittorioso da calciatore nell’edizione di Germania 1974 e da allenatore nell’edizione di Italia 1990) e Didier Deschamps (che vinse il mondiale di Francia 1998 sul campo e quello di Russia 2018 sulla panchina).
Mario Zagallo mise lo zampino anche in un altro alloro mondiale, per la precisione nell’edizione di Usa 1994, quando alzò la coppa al cielo nel ruolo di viceallenatore e coordinatore tecnico dell’allora ct Parreira: anche in questo caso fu la nazionale di calcio italiana a uscire con le ossa rotte dopo la sconfitta ai rigori a Pasadena.
Fu sulla panchina della Seleçao anche in edizioni meno fortunate, come il quarto posto di Germania 1974 e il secondo di Francia 1998. Chiuse la sua carriera nell’edizione di Germania 2006, assumendo anche in questo caso il ruolo di coordinatore tecnico di Parreira, col Brasile che uscì ai quarti di finale per mano della Francia. Ai Giochi Olimpici di Atlanta 1996, quando allenava sia la nazionale di calcio maggiore che quella Olimpica, portò il Brasile alla medaglia di bronzo. Nel 1997 mise la sua firma sulla vittoria della Copa America e della Confederations Cup.
“È con grande tristezza che vi informiamo della morte del nostro eterno quattro volte campione del mondo Mario Jorge Lobo Zagallo”, scrivono i familiari su Instagram. “Padre devoto, nonno affettuoso, suocero premuroso, amico fedele, professionista di successo e grande essere umano. Un gigantesco idolo. Un patriota che ci lascia un’eredità di grandi successi. Ringraziamo Dio per il tempo che abbiamo potuto trascorrere con te e chiediamo al Padre di trovare conforto nei bei ricordi e nel grande esempio che ci lasci”, conclude la nota.