Caro Tommaso,
Giorgia Meloni è una fuoriclasse nell’ambito della comunicazione. È senza ombra di dubbio preparatissima su qualsiasi tema, non lascia nulla al caso, ma soprattutto è efficace nella maniera di rispondere, di replicare, di disquisire, di argomentare, di spiegare. Questa donna, che è cresciuta all’interno delle istituzioni, si è formata nel corso degli anni, mentre nessuno lo sospettava, per ricoprire il ruolo che è riuscita a ricoprire e che riveste ed esercita in modo impeccabile. Stare per decenni all’opposizione, come ella stessa ha ricordato proprio durante la conferenza, l’ha temprata, rendendola quella tigre da combattimento che è. Ma oltre alla grinta c’è di più. C’è studio, c’è competenza, c’è approfondimento dietro le abilità che tu pure, come chiunque, nemici inclusi, rilevi. Giorgia non parla il politichese, cosa che invece hanno sempre fatto i suoi colleghi, in quanto non ha bisogno di arrampicarsi sugli specchi. È concreta, pratica, diretta, chiara e semplice. A determinarne la sicurezza personale è inoltre quella coerenza di cui può fregiarsi e che ha sottolineato di nuovo, ad esempio, quando ha specificato che non si è mai alleata con la sinistra e che non lo farà mai, neppure in Europa. Qualcuno potrebbe mai smentirla?
Sembra quasi possedere uno spirito ambrosiano, che fa dell’efficienza uno stile di vita, sebbene ella non abbia legami personali con la città di Milano, ad eccezione dell’ex compagno nonché padre della figlia Ginevra, Andrea Giambruno, che è milanese.
L’argomento degli sbarchi illegali è certamente un punto debole, ma non di Meloni, bensì di questa maggioranza. Però mi preme specificare che è un punto debole, uno solo, a fronte di altri esecutivi che di forte non avevano nulla e che, difatti, si sono facilmente sgretolati. Vedremo se il calo sensibile degli arrivi, che si è registrato nell’ultimo periodo, perdurerà anche in primavera, quando di solito le partenze cominciano a lievitare. Ritengo che in questo settore il governo debba fare uno sforzo ulteriore, persino osare, dare prova di maggiore coraggio, o audacia. Del resto, Meloni è stata onesta ammettendo di non essere soddisfatta del risultato ottenuto fino ad ora, il quale evidentemente non è neppure lontanamente proporzionale all’impegno speso sul campo per risolvere quella che è una vera e propria crisi sia umanitaria che di sicurezza.
Ho apprezzato la risposta di Meloni alla domanda relativa al comportamento del deputato Pozzolo. Ella è stata categorica, non ha esitato a condannare la condotta del parlamentare che si è presentato alla festa di capodanno armato ma che, soprattutto, ha estratto l’arma in pubblico, in un contesto conviviale, palesando così mancanza di «serietà e responsabilità», virtù che un deputato della Repubblica deve possedere. Pozzolo, a giudizio della premier, «non è stato responsabile» e per questo ella ne ha chiesto la sospensione dal partito. Una scelta severissima eppure giusta.
Vedi, questa parola, ossia «responsabilità», con tutte le sue declinazioni, come «responsabilizzazione», è stata ripetuta più volte nel corso della conferenza stampa. Ed è su questa che mi soffermerei. Meloni ha come voluto lanciare un monito agli eletti del partito e il messaggio è più o meno questo: «Badate bene che non intendo portare da sola la responsabilità di governo, che deve essere condivisa. Quindi, chi mi rema contro, chi rema contro questo partito, contro questo esecutivo, chi non presta attenzione al proprio comportamento, chi produce danni d’immagine, chi non è all’altezza del proprio ruolo, dimostrando irresponsabilità, sarà scaricato senza tentennamenti».
E il sostantivo «responsabilizzazione» è stato adoperato anche a proposito di autonomia differenziata. Una maniera, secondo Meloni, non di togliere qualcosa ad alcune Regioni per avvantaggiarne altre, bensì per indurre tutte, e in particolare le classi politiche regionali, ad adottare un atteggiamento più responsabile, soprattutto nell’uso delle risorse pubbliche.