La tensione nella penisola coreana ha raggiunto i massimi livelli. Tra le 9 e le 11 del mattino locali di venerdì 5 dicembre (1-3 di notte italiane) l’esercito del Nord ha sparato 200 colpi d’artiglieria vicino alle isole di Baengnyeong e di Yeonpyeong, controllate dal Sud e prossime al confine di fatto tra i due Paesi nel Mar Giallo, la Northern limit line. Sei ore dopo, Seul ha ordinato l’evacuazione dei due atolli e dato il via a proprie esercitazioni militari.
I proiettili di Pyongyang, caduti poco più a nord della frontiera, non hanno causato alcun danno o vittima, ma il governo della parte meridionale ha definito l’accaduto come “un atto provocatorio che minaccia la pace e aumenta la tensione nella penisola coreana”. È stato sicuramente uno dei fatti più gravi dallo scontro del 2010, quando l’esercito del Nord bombardò l’isola di Yeonpyeong, e ha seguito le ultime dichiarazioni di Kim Jong Un, che ha annunciato di non perseguire più la riunificazione delle due Coree e di giudicare “relazione con un Paese ostile” il rapporto con Seul. Stando a quanto riferito dai media di Stato, il leader nordcoreano avrebbe anche ordinato all’industria delle munizioni di accelerare i preparativi bellici per quello che ha definito “mosse ostili senza precedenti” da parte degli Stati Uniti, perché convinto che i diritti sovrani della Corea del Nord possano essere tutelati solo tramite la capacità di ricorrere alla forza.
Dopo le esercitazioni di Pyongyang, Seul ha inviato sulle isole carri armati K2, obici d’artiglieria K9 e elicotteri da guerra Apache. “Le nostre forze armate hanno condotto esercitazioni di tiro con l’artiglieria sull’isola di Yeonpyeong e sull’isola di Baengnyeong in risposta al fuoco marittimo della Corea del Nord vicino alla Northern limit line nel Mare Occidentale (Mar Giallo, ndr) dalle 15 di oggi”, si legge sul giornale locale Chosun Ilbo, secondo cui le forze armate del Sud “hanno risposto con la massima durezza” alle azioni del Nord “sparando il doppio dei proiettili”. Già il 28 dicembre l’agenzia di spionaggio di Seul aveva messo in guardia su possibili azioni ostili e provocatorie di Pyongyang in vista delle elezioni in Corea del Sud ad aprile e di quelle negli Stati Uniti a novembre. “C’è una elevata probabilità che la Corea del Nord possa condurre inaspettatamente provocazioni militari o attacchi informatici nel 2024, quando sono previste situazioni politiche fluide con le elezioni”, ha dichiarato il Servizio di intelligence nazionale (Nis). Anche nel 2016, in concomitanza con le elezioni parlamentari a Seul, la Repubblica popolare del Nord ha condotto diverse azioni provocatorie, tra cui un test nucleare a gennaio e il lancio di un missile a lunga gittata il mese successivo.