L’Europa vuole lo stop agli stage gratuiti

L'Europa vuole lo stop agli stage gratuiti

Il 2024 potrebbe essere l’anno degli stagisti. La Commissione europea, infatti, è chiamata a varare una direttiva sui tirocini dopo che nello scorso giugno il Parlamento Ue ha votato a favore di una proposta di regolamentazione. Le novità principali sono: lo stop ai tirocini gratuiti, una durata minima di un mese e massima di 6 mesi e l’accesso degli stagisti alla previdenza.

Si tratta di un’iniziativa fortemente sponsorizzata dal Forum europeo della gioventù, un’associazione che riunisce le organizzazioni giovanili del Vecchio Continente, e dalla Ces, la confederazione europea dei sindacati. La proposta è stata votata all’Europarlamento da tutti i partiti italiani di opposizione, a ulteriore riprova dell’ispirazione «sinistra» o, quantomeno, liberal di questo progetto legislativo.

L’esigenza di una retribuzione equa degli stagisti è, tuttavia, molto sentita in tutta Europa. Un recente sondaggio Eurobarometro di Eurostat ha evidenziato che il 76% dei giovani intervistati ha effettuato uno stage e che per il 58% del campione il tirocinio è stato determinante per la successiva assunzione (anche da aziende diverse da quello in cui si è stati stagisti). Il problema è dato dal costo associato allo stage (in media 1.000 euro mensili), spesso coperto solo parzialmente dai rimborsi o addirittura per nulla se lo stage è gratuito.

L’Italia è in linea con la media europea, ovviamente con alcune particolarità legate anche al minor tasso di laureati e specializzati post-laurea all’interno della forza lavoro. Secondo il più recente rapporto Anpal, tra il 2019 e il 2021 sono stati attivati 910mila stage. Lo strumento è il primo canale di ingresso nel mondo del lavoro per il 41,4% dei tirocinanti under 30, quota che arriva al 67% per gli under 20. Solo il 23,3% dei tirocinanti era laureato, mentre circa la metà (47,5%) era diplomato. La preponderanza nelle attivazioni degli stage (80%) riguarda il programma Garanzia Giovani, che tramite i fondi Ue retribuisce sia l’azienda che il giovane (rimborso di 500 euro al mese). Lo stage, infine, è quasi totalmente scollegato dalla formazione: marginale è il ruolo delle università (3,5%) e delle istituzioni scolastiche (0,7%).

Dal 39% dei tirocini effettuati in Italia consegue un rapporto di lavoro (anche per aziende diverse), ma va ricordato che metà di essi riguardano commercio, servizi e lavoro d’ufficio e il 10% addirittura mansioni per cui non serve una qualifica. Posto che gli stage sono determinanti per inserirsi nel mondo del lavoro e che la maggioranza è retribuita con fondi Ue, resta una questione da porsi a livello europeo. Se il tirocinio è così tanto utilizzato, è perché consente di abbassare il costo del lavoro e mantenere la competitività. Non sarà, pertanto, un obbligo retributivo a restituire dignità non solo agli stage, ma al lavoro in quanto tale.

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