La questione è ancora aperta. Fin dalla mattinata si rincorrono voci su una possibile sospensione da parte del partito per Emanuele Pozzolo, il deputato di Fratelli d’Italia dalla cui pistola calibro 22, la notte di Capodanno, è partito un colpo che ha ferito a una gamba il genero di un agente della scorta del sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro. Passano le ore ma l’ufficializzazione non arriva.
Tutti però concordano sul fatto che sia soltanto questione di ore e si tratti di un finale già scritto. Semplicemente, spiegano, l’annuncio è stato demandato alla conferenza stampa di fine anno. Tra poche ore, dunque, quasi certamente verrà posta la parola fine alla permanenza del parlamentare nel gruppo parlamentare, con la sua sospensione (o autosospensione). «Sulla questione si esprimerà direttamente Giorgia, come è giusto che sia», spiegano fonti parlamentari. La sua posizione è «sostanzialmente indifendibile», ammettono, ma dentro il partito si attende un definitivo chiarimento sulle circostanze perché ovviamente sarebbe diverso se venisse appurato che Pozzolo ha estratto volontariamente l’arma oppure se invece emergesse che la pistola è caduta e il colpo è partito accidentalmente raccogliendola.
La presidente del Consiglio dunque, dopo i problemi di salute che l’hanno colpita durante le feste e l’hanno costretta a rimandare il tradizionale momento di confronto con la stampa, dovrà sbrogliare una matassa di cui avrebbe fatto volentieri a meno. L’umore oscilla tra l’irritato e l’infuriato, ma la premier ha deciso di attendere affinché le circostanze prendessero una forma più definita e compiuta, dopo la sua iniziale intenzione – rimbalzata anche sulle chat di partito – di procedere all’immediata sospensione del parlamentare, intenzione maturata quando sembrava che Pozzolo avesse deciso di non sottoporsi al test dello stub. Le opposizioni, naturalmente, da oltre 48 ore sono in pressing per chiedere che Giorgia Meloni si esprima sull’accaduto. Un fuoco di fila che, un po’ confusamente, viene indirizzato anche verso Andrea Delmastro «colpevole» di essere stato presente a quella stessa festa (ma in realtà assente al momento dell’incidente). «Quelli che la premier ha intorno, se li è scelta lei. Tutti lei. E se davvero Giorgia fosse una statista, li dovrebbe cacciare subito», attacca il leader di Italia Viva Matteo Renzi, per il quale è «incredibile che la Meloni protegga il suo amico sottosegretario Delmastro (che poverino, non c’entra niente: è sempre nel mezzo, lui, ma non c’entra mai niente) e scarica il deputato pistolero». L’Alleanza verdi sinistra, con la deputata Elisabetta Piccolotti, annuncia un’interrogazione al ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, per capire «perché la Prefettura di Biella gli abbia concesso il porto d’armi». Mentre il Pd pubblica una serie di dichiarazioni social del deputato di FdI e commenta: «Insulti, apologia di fascismo, ora anche le pistolettate. Ecco Pozzolo, il compagno di brindisi di Delmastro. Non possono rimanere un secondo di più al loro posto. Meloni per quanto ancora resterà in silenzio?».
Se il penalista e presidente di Assoarmieri Antonio Bana sottolinea come sia «inammissibile esibire un’arma in quel modo», dentro Fratelli d’Italia si sceglie il silenzio. L’unico a commentare, in una intervista a La Stampa, è Ignazio La Russa. «La legge italiana sul possesso di armi è la più restrittiva d’Europa e sicuramente non va allargata. Anzi, io sarei ancora più rigido». Al cenone «c’era bisogno di andare armato? Per me è sempre inopportuno, ma non è una questione politica. Il partito valuterà la situazione».