Siena, delirio femminista contro il bando “per uomini”

Siena, delirio femminista contro il bando "per uomini"

Che insopportabile sessismo: a Siena ci sono più donne dipendenti (66,9%) che uomini (33%) e allora hanno pensato di riequilibrare assumendo un ingegnere uomo (possibilmente, non obbligatoriamente) con tanto di bando comunale: lo dice un Decreto (n. 487 del 1994) che appunto indica come preferenza il genere maschile del candidato. Scandalo, pronti via: «Per la prima volta viene presa come valutazione la presenza di genere all’interno dell’Amministrazione», si è stracciata le vesti Anna Ferretti, consigliera comunale che ha già raggiunto l’obiettivo di genere che si era prefissata: finire sui giornali. Ergo, in sintesi: serve un uomo? Bisogna assumere una donna lo stesso, così, per non sbagliare, perché questo è lo spirito del tempo. Seguivano i soliti dati (Ferretti docet) secondo i quali la parità assoluta di genere non è stata ancora perfettamente raggiunta, questo in un’Italia, ricordiamo, in cui le donne possono votare solo dal 1946. «Il tasso di occupazione femminile si attesta al 53 per cento» denunciava gravemente la signora Ferretti – mentre per gli uomini è al 61 Inoltre risulta più basso il tasso di occupazione per le donne soprattutto in presenza di figli, una condizione che invece è associata a valori più elevati tra gli uomini». E chi l’avrebbe mai detto: pazzesco, ma-in-quale-paese-del-mondo.

Chiarimento: l’equilibrio professionale tra i sessi non nasce da una smodata passione per la simmetria o per l’equilibrio sul bilancino. In Germania, per esempio, mancano lavoratori maschi nel campo dell’educazione (scuola, università, asili ecc.) e perciò cercano di favorirli in tutti i modi: siamo alle quote blu, stimolate dal semplice fatto che il personale misto, in molti campi, funziona molto meglio, com’è ampiamente dimostrato da infiniti studi che forse a Siena non conoscono. E se è vero che la storica prevalenza degli uomini tende fisiologicamente ad affievolirsi (come è logico e come accadrà anche senza quote rosa e altre forzature) ci sono già molte professioni in cui le donne stanno già raggiungendo o hanno raggiunto la parità senza aiuti (magistrati, avvocati, medici) in virtù di un riequilibrio: non di un’inversione di tendenza. Comincia insomma a crearsi il problema contrario, tanto che, appunto, ci sono settori in cui le discriminazioni positive si applicano agli uomini anziché alle donne: tranne che a Siena, s’intende. Poi vabbè, nessuno è perfetto, perdurano sessismi oggettivamente insopportabili. In Australia, dove sono sempre più avanti, il colosso minerario Bho (si chiama così) un lustro fa decise di favorire la parità tra generi assumendo 21mila donne entro il 2025, disse. Finalmente abbatterono quel muro di maschilismo (sessismo, machismo, a scelta) che impediva l’accesso a una professione secolarmente colonizzata dalla lobby maschile: lavorare in miniera, ossia farsi un mazzo così a picconare nelle cave e nel sottosuolo, la stessa discriminazione che accoglieva solo maschi tra i sette nani e che costringeva Biancaneve a casa a cucinare. È il sessismo più coriaceo: sino a oggi le donne hanno raggiunto una parità di presenza – se non superato gli uomini – soltanto in professionalità usuranti come magistratura, avvocatura, medicina e, con l’aiuto delle quote rosa, anche in politica e nei consigli di amministrazione delle società di Borsa: ma un maledetto corservatorismo maschile seguita a sbarrare i cancelli nei cantieri, nelle fonderie, nei pozzi petroliferi e appunto nelle miniere, anche grazie ad antiquate leggi che «proteggevano» le donne e i bambini persino nei naufragi delle navi. Insomma, la strada è ancora lunga. Mancano all’appello delle quote rosa che reclamino presenze femminili tra gli operai edili e metallurgici, tra gli addetti alle trivellazioni e soprattutto tra i tagliaboschi. Ma è una strada segnata: presto sarà invertita la sessuofobica percentuale che in Italia, per esempio, vede prevalere gli uomini nel 97 per cento dei casi che insopportabile sessismo dei morti sul lavoro.

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