«La Rai – Radiotelevisione Italiana inizia oggi il suo regolare servizio di trasmissioni televisive». Erano le 11 del 3 gennaio 1954, esattamente 70 anni fa, quando l’annunciatrice Fulvia Colombo dagli studi di Milano diede avvio al Programma Nazionale, quello che poi sarebbe diventata Raiuno. Una rivoluzione epocale nella società, nel costume, nella storia italiana. Quel 3 gennaio ha segnato il vero avvio della televisione: la Rai (acronimo di Radio Audizioni Italiane) era sorta sulle ceneri dell’Eiar, l’ente radiofonico che, sotto il regime fascista, diede vita alle prime sperimentazioni di trasmissioni televisive, interrotte dallo scoppio della Seconda guerra mondiale e riprese nel dopoguerra.
Insomma, quella data è storica e la Rai si appresta a celebrarla, a cominciare da stasera quando Carlo Conti fa rivivere Rischiatutto, per una puntata speciale dello storico quiz portato al successo negli anni ’70 da Mike Bongiorno e in cui debuttò come «valletta parlante» Sabina Ciuffini.
Ma il primo programma ad andare in onda il 3 gennaio ’54 subito dopo la cerimonia inaugurale fu Arrivi e partenze, condotto da Mike e Armando Pizzo. L’italo-americano Bongiorno, che venne scelto da Vittorio Veltroni, direttore generale della Rai, intervistava personaggi in partenza o in arrivo negli aeroporti e nei porti italiani. L’altro grande presentatore di quegli esordi fu Corrado con varietà come Un, due, tre. E, poco dopo, ovviamente Pippo Baudo.
In quei giorni soltanto 90 persone, in un’Italia povera, distrutta, con un alto tasso di analfabetismo, erano abbonate. Diventarono 24mila dopo un mese e 90mila dopo un anno. Fu poi Lascia o raddoppia?, il quiz presentato sempre da Mike, a trasformare la tv in un fenomeno popolare, in un rito collettivo. Chi era così fortunato da possedere un apparecchio ospitava amici e vicini che si accalcavano davanti a quell’oggetto magico. Inizialmente i programmi duravano quasi quattro ore, la pubblicità non esisteva. Le trasmissioni iniziavano alle 17,30 con la Tv dei ragazzi, s’interrompevano per riprendere con il telegiornale alle 20,45 e finivano alle 23. Una televisione pedagogica, con intenti educativi, spesso soporifera, ma necessaria in una nazione arretrata e culturalmente divisa. Da qui il detto famoso: «L’unità d’Italia non l’ha fatta Garibaldi, ma l’ha fatta Mike».
Nel 1955, in occasione delle elezioni del presidente della Repubblica, si tenne la prima telecronaca della seduta parlamentare, poi il telegiornale divenne un rito di massa: lo seguiva il 70 per cento del pubblico. L’anno successivo i Giochi olimpici invernali a Cortina d’Ampezzo furono i primi a essere trasmessi in Eurovisione. Nel 1957, con un decennio di anticipo rispetto alla tempistica inizialmente prevista, tutto il territorio italiano fu coperto dal segnale televisivo. A febbraio la Rai iniziò a trasmettere messaggi pubblicitari con il mitico Carosello, programma simbolo in cui lo spettacolo prevaleva sullo spot, e segnale per i bambini che, alla fine, andavano a dormire.
Il 4 novembre 1961 Rosanna Vaudetti inaugurò la seconda rete televisiva, denominata Secondo Programma, oggi Raidue. Verso la fine del 1963 iniziarono le prove di trasmissione della TV a colori. E nel 1958 iniziarono i corsi di Telescuola, rivolti ai ragazzi che non riuscivano ad andare a scuola. A questo, nel 1960 si affiancò Non è mai troppo tardi, il mitico programma di Alberto Manzi che insegnò agli italiani adulti a leggere e scrivere.
Nel 1965 la direzione generale Rai si spostò nella nuova sede di viale Mazzini a Roma Prati, primo edificio realizzato interamente in acciaio e vetro progettato dall’architetto Francesco Berarducci. Il 15 luglio 1967 la Rai partecipò al primo collegamento televisivo satellitare diretto con tutti i continenti. Nel 1968 andò in onda lo sceneggiato Odissea, prima produzione realizzata a colori.
E poi vennero tutti gli show che dettavano l’agenda dei dibattito sociale: da Portobello a Bontà loro, da L’altra domenica a Quelli della notte, da Mixer a Samarcanda. E quindi Costanzo, Baudo, Tortora… Soltanto nel 1979 venne inaugurata la Terza Rete a diffusione sia nazionale che regionale e le prime reti locali commerciali fecero la comparsa nel panorama televisivo italiano. Decenni di sperimentazioni, delusioni, polemiche, contraddizioni, follie e grandi innovazioni.
Ma questa è un’altra storia.