E.T., tutti i segreti dietro il cult di Steven Spielberg

E.T., tutti i segreti dietro il cult di Steven Spielberg

Ci sono film che, pur essendo usciti in sala ormai numerosi anni fa, continuano ad essere delle visioni imprescindibili a ogni nuovo passaggio sul piccolo schermo. È il caso, ad esempio, di E.T., capolavoro firmato da Steven Spielberg che va in onda questa sera alle 21.14 su Italia 1. Uscito nel 1982, E.T. – L’extraterrestre è uno di quei film capaci di tenere compagnia a bambini di diverse generazioni, finendo col diventare un bagaglio condiviso nell’immaginario collettivo.

E.T. – L’extraterrestre, la trama

In una foresta della California atterra un’astronava extraterrestre: mentre la notte avanza, un gruppo di alieni mette piede sul pianeta terrestre per prelevare dei campioni di flora da analizzare in un secondo momento. Il loro arrivo, però, viene intercettato dai federali umani, che non perdono tempo e si recano subito sul luogo dell’atterraggio. Per questo gli alieni sono costretti a una fuga rocambolesca e veloce, che li porta a lasciarsi alle spalle uno dei loro compagni. Riuscendo a sfuggire alla cattura per mano delle autorità californiane, il piccolo extraterrestre viene trovato e nascosto da Elliott (Henry Thomas), un bambino di nove anni che vive insieme al fratello (Robert MacNaughton), la sorellina Gertie (Drew Barrymore) e la madre Mary (Dee Wallace-Stone). Tra i tre ragazzi e l’alieno inizierà un profondo sentimento di amicizia e lealtà che porterà gli umani non solo a proteggere E.T. dai federali, ma anche a trovare un modo affinché l’alieno possa trovare un modo per tornare a casa.

Tutte le curiosità sul film

I rimproveri a Drew Barrymore

Durante le riprese di E.T., ci fu un momento in cui la piccolissima Drew Barrymore non riusciva a dire la battuta corretta, collezionando errori su errori. Ben presto Spielberg perse la pazienza a rimproverò la bambina, che riteneva responsabile di una mancanza di concentrazione. Solo in un secondo mondo si rese conto che Drew Barrymore aveva la febbre. Sentendosi in colpa per il suo comportamento, Spielberg la spedì subito a casa. Nonostante il rimprovero momentaneo, Drew Barrymore conserva dei bei ricordi della lavorazione del film e non ha mai nascosto il fatto di vedere in Steven Spielberg la figura paterna che aveva sempre cercato.

Una versione restaurata

Come si legge su Coming Soon, nel 2002 – in occasione dei vent’anni dalla data di uscita – Spielberg decise di rimasterizzare la sua pellicola con nuovi effetti speciali che arricchirono l’esperienza visiva. Nel 2022, il film sull’amicizia tra il piccolo alieno e il piccolo Elliott ha spento ben quaranta candeline.

Il legame con “Il colore viola”

Aver realizzato E.T. – L’extraterrestre, per Steven Spielberg ha rappresentato una sorta di “precedente”. Infatti, quando cominciò la produzione del film Il colore viola – di cui sta per arrivare in sala una nuova trasposizione in musica – Spielberg pensò di tirarsi indietro e affidare la regia a qualcun altro. A metterlo a disagio era il pensiero di non poter essere la persona adatta a dirigere una storia legata alla cultura e ai traumi degli afroamericani. Ma proprio davanti a questo dubbio, gli venne ricordato che non aveva avuto bisogno di essere un alieno per girare E.T.

La musica di John Williams

Naturalmente E.T. – L’extraterrestre non sarebbe stato lo stesso senza la colonna sonora curata dal maestro John Williams, grande compositore per il cinema e storico collaboratore di Spielberg. La sua sfida maggiore, secondo i dati riportati da IMDB, riguardò la scena finale, quando non riusciva in alcun modo a far combaciare la musica con le immagini che scorrevano sul grande schermo. A quel punto il regista decise di togliere le immagini dallo schermo e consigliò all’amico di dirigere la musica e l’orchestra come avrebbe fatto durante un concerto. Williams accettò il consiglio e fece così. E solo in un secondo momento Spielberg rifece il montaggio per far sì che il film fosse “a tempo”. Si trattava di un modo davvero inusuale di lavorare, ma la scelta si mostrò azzeccata, dal momento che per la sua partitura Williams si portò a casa il premio per la miglior colonna sonora.

La scelta della ripresa

Se si presta particolare attenzione al film, si potrà notare come esso sia stato diretto con un punto di vista specifico. Spielberg, infatti, scelse di tenere la sua macchina da presa ad un’altezza ridotta dal suolo. Questo per far sì che tutto il film venisse percepito secondo il punto di vista di un bambino, come se fosse una continua e costante soggettiva dal punto di vista di Elliott. È come se, dunque, lo spettatore vedesse il film attraverso lo sguardo del protagonista. Letteralmente.

I rimandi e i giochi tra Spielberg e George Lucas

Molto iconica è la scena in cui E.T., per Halloween, viene mascherato da Yoda, uno dei personaggi cardine di Star Wars. Si tratta di uno scherzo voluto, fatto da Spielberg al suo buon amico George Lucas, che in passato lo aveva convinto e aiutato a sviluppare l’idea alla base del primo Indiana Jones. George Lucas apprezzò così tanto lo scherzo che in Star Wars: Episodio I – La minaccia fantasma inserì la specie aliena di ET nel consiglio intergalattico che viene mostrato.

La scrittura della sceneggiatura

Stando a quanto si legge sul sito dell’Internet Movie Data Base, Steven Spielberg cominciò a scrivere la sceneggiatura del film durante le pause delle riprese di I predatori dell’arca perduta. Nello specifico, il regista dettava la storia alla sceneggiatrice Melissa Mathison, che si trovava sul set del primo Indiana Jones perché all’epoca era (anche) impegnata sentimentalmente con Harrison Ford.

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