Chi ha colpito l’Iran? Ecco tutte le ipotesi sul tavolo

Chi ha colpito l'Iran? Ecco tutte le ipotesi sul tavolo

Il primo elemento significativo riguarda la data: chi ha colpito lo ha fatto sapendo che oggi in Iran si commemorava il quarto anniversario del generale Qassem Soleimaini, considerato dai leader della Repubblica Islamica un martire sia politico che religioso. Il secondo elemento riguarda il luogo: i terroristi hanno deciso di colpire l’Iran nell’area dove era in corso la più importante celebrazione dedicata a Soleimaini. E l’azione, portata avanti all’interno del cimitero di Kerman, ha permesso ai terroristi di realizzare due obiettivi: fare più morti possibili e mostrare la debolezza delle forze di sicurezza di Teheran. Resta quindi da rispondere a una precisa domanda: chi ha colpito?

I sospetti sull’Isis K

Stando alla prima ricostruzione resa nota dalle forze di Teheran, le esplosioni a Kerman sono state due. Due potenti deflagrazioni che non hanno lasciato scampo a chi era nell’area. Ossia ai civili recatisi autonomamente nel cimitero della città natale di Soleimaini e alle persone presenti in quel momento per commerare il generale ucciso nel gennaio 2020 a Baghdad.

Contrariamente ai primi sospetti, nella zona dell’attentato non sono entrati in azione dei kamikaze. Gli attentatori quindi non si sono fatti esplodere ma, al contrario, hanno lasciato gli ordigni nascosti tra le tombe dove erano attese centinaia di persone per la giornata di oggi. L’assenza di kamikaze è un elemento che contraddice il principale sospetto di queste ore, ossia la precisa responsabilità dell’Isis. E, in particolare, dell’Isis K, la sigla con cui si indica la filiale afghana dello Stato Islamico.

Altro dettaglio importante è l’assenza di immediate rivendicazioni: al momento, a distanza di diverse ore dalle esplosioni di Kerman, nessuno ha messo la propria firma sull’atroce attacco. Gli elementi che potrebbero portare a non pensare all’Isis finiscono però qua. Ce ne sono molti altri in grado di collegare l’azione odierna ai seguaci del califfato. In primis, l’obiettivo scelto dagli attentatori: cimiteri e luoghi santi per gli sciiti sono stati spesso nel mirino dell’Isis in Iran.

Sono diversi i precedenti, a partire dall’attentato che nell’ottobre del 2022 ha coinvolto il santuario di Shah Cheragh nella città di Shiraz. Rita Katz, direttrice di Site, ha rimarcato poi i precedenti del 2017 e del 2018, anni in cui l’Isis ha colpito nella capitale iraniana e nella regione di Ahvaz. In un post su Threads, la stessa Rita Katz ha poi sottolineato come in diversi blog in persiano, riconducibili allo Stato Islamico, molti stanno in questo momento esultando per quanto accaduto a Kerman. Pur in assenza di rivendicazioni ufficiali, la comunità virtuale vicina all’Isis ha espresso quindi il proprio sostegno all’azione criminale.

Anche l’analista Charles Lister parla della mano evidente dell’Isis K nell’attentato odierno. In un post su X, Lister ha ricordato l’attivismo della fazione afghana dell’Isis, nota anche con il nome di Iskp, e il suo radicamento in Iran. Qui i seguaci dello Stato Islamico hanno creato diverse basi il cui obiettivo è quello di creare sempre più adepti e combattenti. Del resto, l’orientamento sciita della Repubblica Islamica è visto come eretico e tra gli obiettivi dell’Isis c’è anche la destabilizzazione di Teheran.

L’Iran colpito al cuore

I morti sono oltre cento, un bilancio molto grave che fa dell’attentato di oggi uno dei più cruenti della storia recente iraniana. Il clima generato da una strage del genere è ulteriormente reso teso dalla consapevolezza della debolezza delle forze di sicurezza dell’Iran. Teheran si è fatta sorprendere lì dove non poteva permettersi di farsi cogliere impreparata. Nel momento cioè delle celebrazioni per la morte di Soleimaini e nel luogo dove, in ragione proprio delle commemorazioni, erano attese centinaia di persone.

Chi ha agito è riuscito quindi a colpire l’Iran al cuore. E Teheran adesso si interroga sulla consistenza delle proprie forze di sicurezza. Servizi segreti e di intelligence non sono riusciti infatti a sventare un attentato di così vaste proporzioni e in un’aera così delicata. Lo smacco per la Repubblica Islamica è molto forte e potrebbe avere, nel medio e nel lungo periodo, importanti conseguenze politiche.

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