Terza puntata del nostro sondaggio sulle tendenze gastronomiche del 2024. Quest’oggi abbiamo chiesto a esperti, critici, giornalisti e food editor quale sarà la destinazione golosa dell’anno, lasciando loro la massima libertà di spaziare tra regioni, città e Paesi anche lontani. Ecco che cosa ci hanno detto.
Nadia Afragola (Panorama)
Città Napoli, regione Lombardia, paese Singapore. E poi Riad.
Giovanni Angelucci (conduttore tv Gambero Rosso Channel)
Colombia.
Francesca Romana Barberini (food&wine reporter, “Segreti in Tavola” su RDS)
Roma.
Davide Bertellini (critico gastronomico e direttore marketing di Passione Gourmet)
Dubai (Emirati Arabi Uniti).
Maurizio Bertera (Gazzetta dello Sport, La Cucina Italiana, Vanity Fair, Gambero Rosso)
Malesia: regno dello street food, terra di contaminazioni e bacino di ottimi cuochi (sino a quando non vanno a Singapore o in Europa).
Rossana Brancato (James Magazine)
Lisbona, dove il gotico di Belém e le infrastrutture di Calatrava si diaframmano alle tracce sovraesposte di street art e la gastronomia ha rimandi coloniali ed autenticità lontana dalla globalizzazione.
Chiara Buzzi (Linkiesta Gastronomika)
Roma. Il risveglio lento e progressivo della capitale promette una serie di indirizzi di sostanza e abbondanza / IN Italia, la regione che invece sarà destination a mio avviso sarà la Sicilia, che spinge inesorabilmente da diverso tempo verso investimenti significativi e ambiziosi / Sull’estero, Bangkok sarà la nuova capitale gastronomia dell’Asia, insieme a Tokyo che sta riconquistandosi una posizione ma decisamente più in alto livello a Bangkok.
Martina Carnesciali (Il Gusto)
Sudamerica. Cile, Messico, Guzman, Reygadas: natura e contemporaneità. Unione d’intenti.
Alberto Cauzzi (vicedirettore della guida ristoranti de l’Espresso)
La destinazione gastronomica del 2024 per me sarà il Friuli Venezia Giulia, terra già nota ma ancora non sufficientemente esplorata e conosciuta.
Vincenzo Chierchia (Il Sole 24 Ore)
Costiera campana sotto i riflettori, tra lato Amalfi e e lato Sorrento artiglierie gourmet che non temono confronti.
Francesca Ciancio (giornalista gastronomica)
Seul.
Marco Colognese (Reporter Gourmet eccetera)
Il Messico: per ingredienti, entusiasmo, energia.
Eleonora Cozzella (Il Gusto)
Las Vegas. Cioè le mete saranno diverse (la Penisola Sorrentina e Milano per quanto riguarda l’Italia, la ri-scoperta del Sud America e in particolare il Brasile che vive un momento gourmet strepitoso), ma è a Las Vegas che si terranno gli awards dei World’s 50 Best Restaurant, evento super attesso della ristorazione.
Antonella De Santis (Gambero Rosso)
Napoli. E poi scommetto (o auspico, chissà) un revival della provincia ovunque essa sia.
Massimo Di Cintio (giornalista)
La Puglia.
Valentina Dirindin (Repubblica, Vanity Fair, Dissapore)
Italia.
Marco Gatti (autore IlGolosario Ristoranti GattiMassobrio)
Piemonte con Alto Piemonte e Gran Monferrato che saranno Città europea del Vino 2024.
Giulia Gavagnin (La Verità)
Il Cilento.
Marco Gemelli (_Il Forchettiere, Forbes, Food&Beverage, Lust Auf Italien)
In Italia sono convinto che continuerà il trend in ascesa dell’Umbria, affiancato da un ulteriore passo in avanti della Campania. Mentre a livello internazionale credo che il Sudamerica (Perù in primis) continuerà a indicare la rotta a tanti addetti ai lavori.
Chiara Giovoni (ambasciatrice della Champagne in Italia e Wine Expert per Spirito diVino e WineNews)
La Campania, tutta la regione, perché il 2023 non è bastato per esplorarla tutta.
Manlio Giustiniani (Champagne e wine expert James Magazine)
Riposto (Catania).
Andrea Gori (intravino, Business People)
Parigi, per via anche delle Olimpiadi. Al di fuori dell’Europa, Dubai, Emirati Arabi.
Andrea Grignaffini (direttore Guida Espresso Ristoranti)
Parigi.
Fabiano Guatteri (direttore editoriale di CityLightsNews)
La Lombardia.
Carla Icardi (direttore Food MNcomm)
Milano.
Åsa Johansson (giornalista freelance)
Europa dell’est.
Camillo Langone (Il Foglio, Il Giornale)
Milano. Lo dico con dispiacere perché sono un italiano di provincia ma la provincia, salvo rare eccezioni, è gastronomicamente il passato, per capire davvero il presente ci vogliono le capitali: Roma e ancor più Milano.
Lara Loreti (responsabile Wine&Spirits del Gusto)
Credo che il prossimo anno sarà il momento giusto per degustare le specialità del Perù. Il successo del Central, degli chef Virgilio Martínez e Pia Leon, incoronato Miglior ristorante del mondo 2023, ha avuto un effetto traino positivo sulla ristorazione del Paese. Riconoscimento internazionale anche al Maido, il locale sempre di Lima dello chef Mitsuharu Tsumur. Da provare!
Sara Magro (Condé Nast Traveller e Il Sole 24 Ore)
L’Italia (con la candidatura a Parimonio Unesco).
Giambattista Marchetto (direttore Vinonews24)
Umbria.
Paolo Marchi (Identità Golose)
Napoli e la Campania perché vedo troppi greggi di pecore.
Valentina Marino (Gambero Rosso)
Umbria, una regione non più “introversa” e chiusa sulla sua tradizione che si sta emancipando grazie a investimenti mirati e a un movimento virtuoso di talenti.
Paolo Massobrio (Il Golosario)
Sardegna.
Tania Mauri, Cook_inc, giornalista
Punta del Este, Uruguay.
Anna Mazzotti (food editor di Vanity Fair)
La Slovenia (ma anche Lisbona e Miami).
Cristina Mercuri (DipWSET, wine educator and presenter, founder @ Mercuri Wine Club)
Potrebbe essere l’India o Bangkok, paesi dove la cultura del cibo vegetale è radicata. La crescita dei consumatori sempre più consapevoli del cambiamento climatico e dei danni dell’industria intensiva è esponenziale: sempre più italiani decidono di avere un’alimentazione più rispettosa dell’ambiente limitando il consumo di animali. Le cucine indiane o thai offrono un’ampia scelta di piatti e ingredienti vegetali assolutamente deliziosi.
Michele Mezzanzanica (Il Giorno e Qn Itinerari)
Perù. L’assestamento del turismo dal boom caotico ai viaggi slow, fuori dai circuiti più battuti, passerà anche per la sorprendente varietà gastronomica del nuovo must sudamericano.
Alessandra Moneti (giornalista Ansa e Terra e Gusto)
Messina, dalle granite allo sfinci fino al suino nero dei Nebrodi una città finora di passaggio si svela ideale per un break gastronomico.
Anna Muzio (giornalista freelance)
Parigi, ça va sans dire. Le Olimpiadi saranno un immenso banco di prova verso un nuovo approccio all’alimentazione.
Francesca Negri (direttrice fancymagazine.it)
Spagna.
Carlo Ottaviano (Il Messaggero)
La parte meridionale del Monferrato, quella più verso la Liguria. E’ ricchissima di residenze di villeggiatura che i genovesi benestanti avevano abbandonato e che adesso vengono recuperate come resort di lusso. Zona ancora da scoprire.
Laura Pacelli (giornalista e marketing manager Tenute Pacelli)
La Turchia, per la più autentica tra le cucine speziate e la Calabria, perché se non ora quando.
Antonio Paolini (co-curatore Guida Ristoranti Gambero Rosso)
Italia; al di là di ogni retorica offre cose straordinarie in cornici impagabili e a costi ancora relativamente umani.
Carlo Passera (Identità Golose)
Non ho idea di quali potranno essere le destinazioni mainstream, e neanche mi interessa. Le mie prossime, restando in Italia, saranno Liguria, Roma e Sicilia, luoghi dove mi pare di intuire una nuova fertilità. Si vedrà.
Bruno Petronilli, Direttore James Magazine
Umbria.
Luciano Pignataro (Il Mattino)
Barcellona, con quattro tristellati e una euforia incredibile è la nuova Mecca dei giovani cuochi italiani.
Filippo Piva (GQ)
La Campania, che sarà sempre di più al centro dell’attenzione mondiale.
Anna Prandoni (direttrice Linkiesta Gastronomika)
Punto sulle Faroe: quel giusto mix tra cucina nordica, foraging e gusti forti.
Isabella Radaelli (giornalista gourmet e viaggiatrice)
Italia, il nostro Paese riserva sempre tante sorprese.
Andrea Radic (Giornalista e conduttore tv)
Sono due in realtà, in Toscana e in Sicilia. Lucca, dalla perfetta dimensione umana e gastronomica dell’unica città che conserva tutta la cinta muraria. Noto, dove accanto alla bellezza mozzafiato del barocco siciliano, troviamo un fermento continuo di ottima cucina con protagoniste e protagonisti in super crescita.
Edoardo Raspelli (cronista della gastronomia)
Il lago di Garda: a Desenzano Esplanade, a Padenghe Aquariva, a Sirmione La Pescheria Antonella e chi più ne ha più ne metta.
Camilla Rocca (giornalista free lance)
Arabia Saudita, per la diversità della cucina regionale.
Fernanda Roggero (Il Sole 24 Ore)
I Paesi meno scontati del Sudamerica come l’Ecuador.
Leila Salimbeni (direttore Spirito DiVino)
Per andare al massimo, direi il Messico.
Margo Schachter (food&lifestyle editor)
Napoli.
Roberta Schira (scrittrice e critico gastronomico)
L’Italia, da Nord a Sud: il mondo si è finalmente accorto di noi.
Luca Sessa (Guide de L’Espresso)
Mi piacerebbe davvero se riuscisse a esserlo Roma, troppo spesso legata alle dinamiche di una città che ha la necessità d’evolvere per sfruttare tutto il suo potenziale gastronomico.
Gualtiero Spotti (Cook Inc)
Corea del Sud.
Luciana Squadrilli (Food&Wine Italia)
Calabria, per la pizza e per la cucina.
Luca Turner (Passione Gourmet)
Seul.
Cristina Viggè (Fuori Magazine)
La Valtellina. Per i suoi vigneti eroici, per i suoi prodotti tipici, per la sua anima rurale, per la sua offerta democratica, capace di essere pop e top. Una terra dinamica e volitiva, che osserva il presente parlando al futuro.
Adua Villa (#globetrottergourmet)
Destinazione gastronomica 2024 sarà Seul e la cultura dei cibi fermentati che sta invadendo l’Occidente.
Valerio Massimo Visintin (Corriere della Sera)
Nella ristorazione italiana, Roma, anche fuori dalla capitale e dal Lazio. Le pastasciutte capitoline proseguiranno l’invasione al Nord, con infinite filiali delle insegne storiche.
Gabriele Zanatta (Identità Golose)
Africa.