C’è una storia tragica che ha bisogno di essere ancora raccontata. Non più e soltanto in televisione, seguendo l’onda o la maniacale moda della cronaca nerissima trasformata in programma serale, tra un consiglio per gli acquisti e un caso umano. No, non basta, quelle sono state pagine già archiviate assieme ad altre mille legate a simili orrendi fatti.
No, dunque, per Gino Cecchettin, padre di Giulia violentemente uccisa da Turetta Filippo (lo scrivo come in un verbale di interrogatorio per evitare lacrime e perdoni di repertorio), è arrivato il momento di produrre, di scrivere, di confezionare un prodotto letterario, cinematografico, televisivo per riassumere una vita finita, un dramma da non dimenticare, una lezione da impartire ed imparare. Gino Cecchettin ha così deciso di affidare questo compito delicato a chi sa occuparsi di libri e di scrittori, affrontando e sviluppando al meglio l’arte del racconto e della scrittura, la scelta è caduta sulla Andrew Nurnberg Associates di Londra, società letteraria internazionale con sedi in varie parti del mondo, da Praga a Budapest, da Sofia a Varsavia, da Kiev a Istanbul, presente a Mosca, Bangkok, Hanoi, Pechino e Taipei.
La società ha una clientela scelta e tra questa figurano firme italiane, Donato Carrisi, Ada D’Adamo, Alessandro D’Avenia, Marco Franzoso, Davide Longo, Alessandro Piperno, Simone Soltani, Elena Varvello, curandone le opere e le traduzioni nelle varie lingue di mercato editoriale. Sarà Barbara Barbieri a sviluppare le idee di Gino Cecchettin. «Ora ha bisogno di riposare. Si è preso una vacanza e non se la sente di rilasciare interviste e dichiarazioni», fa sapere lei. La Barbieri ha studiato letteratura italiana contemporanea a Milano, ha vissuto in Spagna, a Londra è diventata program manager per Book Aid International e svolge l’attività a Milano per Andrew Nurnberg Associates dal 2012.
Cecchettin, dopo le ospitate televisive, quella da Fabio Fazio è stata come il primo timbro del passaporto in comunicazione per lui ingegnere informatico, non vuole che la sua esperienza, di uomo e di padre, finisca, come mille altre, negli archivi dei commissariati ma c’è anche la strana sensazione che la morte di Giulia abbia ancora bisogno di tempo e di rispetto massimo che non si esaurisce soltanto nelle parole e nella presa di coscienza, l’epilogo violento di quella esistenza giovane andrebbe osservato nel silenzio o, nel caso, con un progetto meno pubblicizzato come è invece la decisione di affidarsi a una società letteraria.
Un libro o, come purtroppo sembra, una fiction poco o nulla aggiungerebbero a una storia di cui soltanto il padre, o altri congiunti e conoscenti veri di Giulia, sono in possesso e che non dovrebbe diventare oggetto di speculazione, sfruttamento e spettacolarizzazione come puntualmente è accaduto e ancora accade per altre drammatiche vicende di violenza, non soltanto nei confronti di una donna.
L’augurio, o la speranza, è che l’eventuale prodotto destinato al cinema o alla televisione abbia una funzione didattica, etica per una new generation affogata nei social. Spesso le immagini di un film hanno un effetto forte su una popolazione di cultura e sensibilità superficiali. Molti giovani trovano ispirazione proprio dalla visione di immagini e racconti cinematografici. Vorrei, per l’appunto, vedere un documentario o leggere un racconto sulla vita di Turetta Filippo e di quello che di lui resta come uomo.