“Accattone” è morto. Antonio Mancini, storico ex membro della Banda della Magliana, è scomparso oggi. Ma poco dopo il diretto interessato smentisce, non senza un pizzico di ironia. “Dicono che sono morto a 85 anni… Pertanto ci ho altri dieci anni assicurati”.
Nato nel 1948 a Castiglione a Casauria, in provincia di Pescara, il noto criminale è cresciuto a Roma, nel quartiere di San Basilio, dove si è trasferito insieme alla famiglia a 11 anni. Mancini entra nella Banda della Magliana all’inizio degli anni ’80, insieme a Danilo Abbruciati (detto ‘Er camaleonte’), Franco Giuseppucci (detto ‘Er negro’), Maurizio Abbatino (Er Crispino) ed Enrico De Pedis (detto Renatino o Il Presidente). Nel 1994, però, decide di diventare collaboratore di giustizia e, in questa veste, fa rivelazioni importanti sulle vicende criminali più controverse: dal delitto Pecorelli al ruolo della Banda nelle ricerche della prigione di Aldo Moro fino all’agguato a Enrico De Pedis. Ma anche su Emanuela Orlandi, anche se in questo caso le sue parole non hanno trovato riscontro.“Se i pentiti parlano poco è perché sanno che più alzano il tiro più diminuisce la possibilità di uscirne fuori vivo. Questo vale anche per il caso Orlandi”, disse Mancini intervistato dall’Adnkronos, convinto del fatto che lo avrebbero portato a processo “ma – assicurò – io non ho problemi perché so quello che dico”.
Detto “Accattone” per la sua ammirazione nei confronti di Pasolini, ma soprannominato anche “Zio Nino”, Mancini ha ispirato il personaggio di Ricotta in Romanzo Criminale, scritto da Giancarlo De Cataldo. Dopo l’uscita di galera, Mancini appare sempre più spesso in tv per raccontare gli anni della banda e lavora per un’associazione che si occupava di disabili nelle Marche. Si dedica anche alla scrittura, e scrive la sua biografia “Con il sangue agli occhi” insieme alla giornalista Federica Sciarelli. Da solo scrive “Qualcuno è vivo”, storia di criminalità ambientata nella sua San Basilio. Nel 2010, intervistato da Repubblica, Mancini rivela: “Roma è ancora in mano alla Banda della Magliana. Adesso non spara più ma fa affari importanti. Ha usato e continua a usare i soldi di chi è morto e di chi è finito in galera. E non ha più bisogno di sparare. O almeno, di sparare troppo spesso”. Secondo Accattone, la banda ha conquistato la piazza: “Adesso ci sta la manovalanza e quelli che hanno usufruito delle nostre azioni. La cassa, i soldi, li hanno quelli che sono stati solo sfiorati dalle indagini e ne sono venuti fuori alla grande, potendo tranquillamente continuare a fare i loro affari”.
Il primo a smentire la notizia della morte è stato il giornalista Gianluca Zanella, che tramite i propri canali social rivela di aver sentito al telefono Mancini che“è vivo e vi saluta tutti”. Poco dopo arriva, in una chat di conoscenti, anche la smentita dello stesso Mancini.