Il centrodestra parla di “posizioni palesemente contrarie agli interessi dell’Italia” e invoca provvedimenti. Sulla Corte dei conti soffiano venti di bufera dopo alcune considerazioni espresse sui social dal consigliere Marcello Degni in riferimento alla recente approvazione della legge di bilancio. “Occasione persa. C’erano le condizioni per l’ostruzionismo e l’esercizio provvisorio. Potevamo farli sbavare di rabbia sulla cosiddetta manovra blindata e gli abbiamo invece fatto recitare Marinetti“, aveva scritto il magistrato il 30 dicembre scorso, scatenando un vero e proprio vortice di polemiche, con annesse richieste di dimissioni da parte della maggioranza.
“Non è possibile che un consigliere della Corte dei Conti, peraltro su mezzi pubblici, dia luogo ad affermazioni così offensive nei confronti del governo e quindi di organi costituzionali. Questo Degni, se il messaggio social fosse autentico, apparterrebbe alla schiera degli indegni. Ma siamo sicuri che sia un falso“, ha tuonato il capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri. Posizioni condivise anche dalla parlamentare di Fratelli d’Italia Sara Kelany. “Le parole del magistrato della Corte dei Conti Degni sono inaccettabili e da censurare con fermezza. Un magistrato che esercita una funzione tanto delicata come quella svolta dalla Corte dei conti, che vigila sulla regolarità contabile e sull’equilibrio e la correttezza dell’utilizzo dei soldi pubblici da parte delle pubbliche amministrazioni, impone serietà e assoluta imparzialità“, ha attaccato la deputata. E ancora: “Il suo commento livoroso contro il governo genera il fondato dubbio che questi non sia libero da impostazioni politiche anche e proprio nell’esercizio della sua funzione“.
Da parte della deputata, poi, l’ulteriore affondo politico: “Quando si parla del tema dell’indipendenza e dell’imparzialità della magistratura, a sinistra risuonano i tamburi della guerra dello scontro ideologico. Ma il fatto che non condannino questa violenta e inopportuna dichiarazione conferma che per le opposizioni l’imparzialità della magistratura sia un problema solo a fasi alterne. Ulteriore esempio di cortocircuito democratico delle sinistre“. A far innervosire il centrodestra era stato anche il fatto che Degni, nel post al centro delle polemiche, avesse taggato la leader del Pd Elly Schlein, come a volerla idealmente coinvolgere in quella sua considerazione affidata ai social.
La vicenda, ha tuonato il leghista Alberto Bagnai, “non va sottovalutata. Non è accettabile che per motivi politici si screditino le istituzioni, a partire dalla Ragioneria Generale dello Stato, che ha bollinato la manovra, per arrivare alla Corte dei Conti“. E il collega di partito Marco Zanni: “È inaudito che il titolare di un incarico così importante e delicato arrivi addirittura ad augurare l’esercizio provvisorio, schierandosi apertamente contro gli interessi del proprio Paese. Chieda scusa e si dimetta subito, mentre il Pd di Elly Schlein – persino taggata nei post di Degni – prenda immediatamente le distanze dalle sue parole“.
La polemica ha alla fine spinto la Corte dei conti a prendere una posizione esplicita. “In merito a talune dichiarazioni rese da un magistrato, espresse su social media al di fuori di canali istituzionali e che non rappresentano in alcun modo posizioni dell’Istituto“, l’ufficio stampa dell’organo di Stato ha informato che “la questione verrà esaminata in via di urgenza nella prossima adunanza del Consiglio di presidenza per le valutazioni di competenza“. Tale reazione è stata accolta con soddisfazione dalla Lega. “La netta presa di distanza della Corte dei conti, e l’annuncio che la questione sarà esaminata in via d’urgenza nella prossima adunanza del Consiglio di presidenza per le valutazioni di competenza, testimonia che le livorose esternazioni del consigliere Degni investono pesantemente l’onore e il decoro di un organo di rilevanza costituzionale“, ha commentato il deputato del Carroccio, Davide Bellomo, componente della Commissione Giustizia.
E infine: “Poco importa se il magistrato contabile ha assunto l’incarico, di nomina politica, per volontà di un allora premier del Partito Democratico, o se oggi dà lezioni di opposizione direttamente alla Schlein, rammaricandosi per il mancato ostruzionismo e la conseguente approvazione della legge di bilancio varata dal governo Meloni“.