Prima la notifica di false indagini a nostro carico, poi la richiesta di dati sensibili, se non vere e proprie somme di denaro: funziona così quella che è stata ribattezzata come “truffa del poliziotto“. Un tranello in cui è facile cadere per chi è abbastanza impressionabile o poco informato. Fingendosi degli agenti, i cybercriminali riescono in poco tempo a far cadere il malcapitato nella trappola, ottenendo ciò che vogliono. Svelare l’inganno, tuttavia, non è così difficile.
In cosa consiste la truffa
In sostanza, stando alla testimonianza di chi ha avuto a che fare con questo raggiro, alla vittima arriva una pseudo-comunicazione da parte della polizia giudiziaria in cui si informa in merito a una non precisata convocazione in tribunale. Alla mail è addirittura allegato un falso atto giudiziario, in cui si informa il malcapitato destinatario che è in corso un’indagine a suo carico per “pornografia infantile, pedofilia e pornografia cibernetica“, spiega il Il Giorno.
Si tratta di una truffa davvero molto subdola, perché va a toccare un argomento davvero spaventoso, che metterebbe in allarme chiunque. A rendere ancor più credibile la comunicazione, anche il logo del ministero dell’Interno e la firma, in calce, del capo della polizia e “direttore generale della pubblica sicurezza“. Tutto è preparato ad hoc per far cadere il destinatario della email nella rete. Come se ciò non bastasse, la vittima viene invitata a contattare tempestivamente il mittente entro il termine di 72 ore, rispondendo alla mail e inviando i propri dati. Si chiede anche di fornire delle giustificazioni in merito alle accuse.
Il piano dei criminali è più che intuibile. Puntano ai dati personali, che possono tornare utili in altre truffe, o al denaro. Del resto, temendo di essere accusata del pesante crimine, la vittima è incline a cedere anche somme di denaro, se chieste come ricatto o come sanzione da pagare.
Svelare l’inganno
Eppure non è difficile accorgersi di essere di fronte a una truffa in piena regola. “Basta leggerlo attentamente per rendersi conto che è un falso. Io ho inoltrato una segnalazione alla Polizia postale, sperando che possa essere utile per contrastare questo fenomeno“, racconta a Il Giorno un cittadino che proprio alcuni giorni fa ha ricevuto una email di questo tipo e ha deciso di sottoporla all’esame della polizia postale.
Quale apparato giudiziario, dinanzi a un pesantissimo caso di pedofilia o pornografia infantile, avviserebbe l’indagato dell’indagine in corso? Non è via mail che si svolgono le comunicazioni fra un indiziato e gli inquirenti. Altra cosa inverosimile è la richiesta di fornire giustificazioni o la possibilità di valutare delle sanzioni. Sono due elementi assolutamente fuori contesto.
Malgrado le minacce di arresto, iscrizione nel registro nazionale dei sex offenders o di diffusione di fantomatici video di cui i criminali dicono di essere in possesso, è essenziale mantenere la calma e riflettere, prima di cedere i propri dati personali oppure inviare somme di denaro. Come sempre, il consiglio della polizia – quella vera – è di contattare le autorità per ricevere rassicurazioni e chiarimenti, e poi sporgere denuncia.