Inception, la spiegazione del finale del film con Leonardo DiCaprio

Inception, la spiegazione del finale del film con Leonardo DiCaprio

Inception è uno dei film più amati e apprezzati tra quelli realizzati dal regista Christopher Nolan: un film che fa della fantascienza e della tecnologia la chiave di accesso a un racconto molto più umano e pieno di crepe. In onda questa sera alle 20.59 sul canale 20 Mediaset, Inception porta ai massimi livelli i temi e le marche distintive dello stile di Nolan, compresi alcuni dei suoi attori feticci, come Tom Hardy o Cillian Murphy, quest’ultimo visto recentemente nei panni di Oppenheimer nell’omonimo film.

Inception, la trama

Cobb (Leonardo DiCaprio) è un uomo esperto nella cosiddetta tecnologia dell’estrazione che porta lui e la sua squadra a, appunto, estrarre informazioni più o meno segrete dalle menti di persone addormentate e scivolate in un’architettura mentale che è lo stesso Cobb a costruire, insieme alla sua squadra. Il milionario Saito (Ken Watanabe) è attratto dall’attività di Cobb e lo assume affinché inserisca un falso ricordo nella mente del rivale in affari (Cillian Murphy). Si tratta di una sfida senza precedenti per Cobb e il suo socio Arthur (Joseph Gordon-Levitt) e, per cercare di ottenere il risultato sperato, Cobb assume anche la giovane architetta Arianna (Elliot Page) e un falsario suo vecchio amico (Tom Hardy). Ma l’impresa si mostra titanica: per poter inserire un innesto nella mente di qualcuno, infatti, Cobb è consapevole di dover scendere nei piani più bassi dell’inconscio: non solo quelli della “vittima”, ma anche quelli della sua stessa squadra. Una discesa, questa, che spaventa molto Cobb, dal momento che l’uomo sa che quella è la dimensione dove è imprigionato il ricordo di sua moglie (Marion Cotillard), che non ha mai smesso di tormentarlo.

Come finisce Inception?

Con Inception Christopher Nolan ha portato agli estremi le sue riflessioni sulla verità, su ciò che è reale e ciò che non lo è. Già in Memento il regista di Tenet aveva mostrato come la verità può essere manipolata, come ciò che lo spettatore crede sia vero può tramutarsi in un vero e proprio inganno. In un contesto narrativo come quello di Inception, dove sogno e realtà procedono su binari che non sono solo paralleli ma quasi si sovrappongono, questo confine tra verità e illusione si fa sempre più labile e la situazione si fa ancora più delicata man mano che la squadra di Cobb annega nell’inconscio. In effetti, per portare a termine la missione che gli è stata affidata, Cobb deve scendere al cuore dei suoi stessi sogni, in quella zona d’ombra dove si nasconde il suo trauma e il suo lutto. Una dimensione che tutti sono preoccupati di fargli percorrere, perché potrebbe tramutarsi in una trappola senza via di uscita, costringendo Cobb a rimanere intrappolato in un sogno senza risveglio. Il quarto livello, infatti, è quello in cui Cobb incontra la moglie Mal e lo spettatore viene a scoprire che la donna si è suicidata dopo che il marito le aveva messo un innesto per costringerla a uscire dai sogni che avevano fatto insieme. Tornata nella sfera del reale, Mal si era convinta di essere in realtà in un sogno e l’unico modo per sfuggire era quello di “cadere”, di modo da svegliarsi. Di fatto, però, la donna si è suicidata davanti allo sguardo impietrito e al senso di colpa galoppante del marito. Ma è davvero così? La domanda sulla sensatezza del racconto arriva alla fine: dopo aver portato a termine il colpo ed essere uscito dal limbo insieme a Saito, Cobb ottiene finalmente il lasciapassare per poter tornare negli Stati Uniti e avere così l’occasione di riabbracciare i suoi figli.

L’uomo entra in casa sotto lo sguardo affettuoso del suocero (Michael Caine, un altro volto noto della filmografia nolaniana) e vede i suoi figli che giocano oltre una finestra. A questo punto Cobb fa vorticare una trottola sul tavolo: lo spettatore, a questo punto, sa cosa significa. La trottola, infatti, è il totem di Cobb, il mezzo che l’uomo utilizza per comprendere se si trova in un sogno o se si trova nella realtà. Se la trottola cade e cede alla gravità, vuol dire che Cobb è nella realtà; se invece continua a girare come se esistesse il moto perpetuo, vuol dire che l’uomo si trova ancora nella dimensione onirica. La macchina da presa stringe in un primo piano della trottola che gira, mentre Cobb si spinge in avanti, verso i figli. Tuttavia lo stacco di montaggio chiude il film, andando a nero, prima che lo spettatore abbia la certezza che la trottola cada o no. Quindi? Qual è il finale di Inception? Cobb è tornato davvero dalla sua famiglia oppure sta sognando tutto? In un’intervista del 2015, Christopher Nolan ha cercato di dare una sua spiegazione ai fan, asserendo che il finale del film è volutamente ambiguo per dare agli spettatori la possibilità di trovare la loro verità e poi il regista ha aggiunto: “Alla fine del film, Cobb, cioè DiCaprio, si ritrova con i suoi figli – almeno nella sua realtà soggettiva. Ma non si riesce a sapere se si tratta della realtà oggettiva o meno. E tutti quelli che incontro me lo chiedono, ed è significativo: tutti vogliono sapere se Cobb è nella realtà perché, alla fine, è la realtà che conta. È quella che importa davvero”. Più precisa, invece, la spiegazione dell’attore Michael Caine in un’intervista riportata dall’Hindustan Post, in cui ha detto: “Quando ho ricevuto la sceneggiatura di Inception, ne sono rimasto confuso e ho detto a Chris: ‘Non capisco dove sia il sogno. Dove comincia il sogno e dove la realtà?’ Lui mi disse: ‘Be’, se tu sei nella scena, allora quella è la realtà’. Perciò se sono nella scena, quella è la realtà. Se non ci sono, si tratta di un sogno.”

Dal momento che nella scena finale Michael Caine è presente quando il personaggio di Leonardo DiCaprio fa ruotare la trottola, il pubblico ha deciso che quella fosse la realtà e a sostegno di questa tesi asseriscono che poco prima della dissolvenza in nero si vede la trottola fare un piccolo rallentamento che la fa ondeggiare a livello microscopico come se fosse sul punto di cadere. Tuttavia, coloro che sono convinti che alla fine Cobb sia rimasto imprigionato nel limbo sostengono che la prova della loro convinzione sia da ricercare negli abiti dei figli di Cobb che non sono non hanno mai cambiato la maglietta dall’inizio del film – dimostrando, quindi, che il tempo non è passato, proprio come avviene nei sogni. Di fatto Nolan mette lo spettatore sullo stesso piano dei personaggi e questa, forse, è l’unica spiegazione: proprio come Cobb e la sua squadra si sono avventurati in un sogno e nei suoi livelli, così il pubblico, entrando in sala, ha accettato di vivere un sogno ad occhi aperti, a cui ha creduto come se fosse la loro realtà oggettiva. E dal momento che le persone continuano ad andare al cinema a vedere i film come se non si fossero mai svegliati da un incantesimo, così Nolan ha voluto lasciare volutamente aperto il suo finale, come a dire che alla fine nessuno di noi può conoscere la realtà oggettiva, ma solo quella soggettiva.

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