“Come l’eroina negli anni Ottanta”: allarme per il ritorno del crack

"Come l’eroina negli anni Ottanta": allarme per il ritorno del crack

Dopo il boom di quarant’anni fa, riecco il crack. La droga ricavata tramite processi chimici dalla cocaina è tornata a infestare le strade di tutta Italia ma c’è una grossa differenza rispetto al passato: non è più una sostanza consumata solo da poveri ed emarginati, ma viene utilizzata anche da persone provenienti da famiglie abbienti e di tutte le età. I dati forniti dalla Direzione centrale per i servizi antidroga (Dcsa) del dipartimento della Pubblica Sicurezza parlano chiaro: il numero di dosi sequestrate dalle forze dell’ordine è sestuplicato dal 2019 a oggi. Entrando nel dettaglio, si è passati da 248 a 1.116 dei primi 11 mesi di quest’anno.

“L’aumento dei sequestri c’è stato anche non solo come dosi ma anche come chili che sono, praticamente, più che raddoppiati in questi anni”, le parole del tenente colonnello dei carabinieri Salvatore Leotta ai microfoni del Corriere: “Certo, non stiamo parlando di tonnellate perché si è passati da 6,9 chili del 2019 agli oltre 15 di quest’anno ma all’impennata di sequestri corrisponde una maggiore richiesta e consumo specialmente nelle aree urbane più povere”. In rialzo anche il numero di reati: in base all’ultima relazione al Parlamento sulla droga, crescono in percentuale quelle associate a reati penali cocaina/crack-correlati.

Secondo gli inquirenti, è possibile trovare una dose di crack mediamente intorno ai 20 euro, ma il prezzo può scendere a seconda delle piazze. Affari d’oro per le mafie, considerando la bassa qualità del prodotto: il crack viene infatti ricavato da cocaina di bassa qualità che viene riscaldata mischiandola con acqua e ammoniaca o bicarbonato di sodio e, in un secondo momento, filtrata per ottenere cristalli solidi. Il risultato è una droga più concentrata della cocaina, con un effetto più potente ma meno duraturo.

Gli esperti non hanno dubbi, il crack è paragonabile come diffusione all’eroina degli anni Ottanta: “Infatti il 100 per cento di quelli che entrano da noi sono poliassuntori, lo fumano e hanno problemi con la cocaina e l’alcol”, le parole dell’infettivologo Antonio Boschini. Il responsabile terapeutico di San Patrignano ha evidenziato che crea una dipendenza compulsiva talmente forte che chi lo usa fa fuori una dose dopo l’altra fino a quando può: “Bevono perché l’unione delle molecole porta alla formazione del cocaetilene, un metabolita tossico della cocaina che aumenta la durata dello ‘sballo’ e smorza gli effetti ansiogeni che si hanno quando c’è la fase della discesa in cui hanno emozioni negative molto forti, contrastanti e profonde che può sfociare nella paranoia e nei sensi di colpa con nervosismo e fragilità. Ecco perché cercano immediatamente altre dosi“.

I rischi sono visibili a occhio nudo, il crack sta prendendo piede anche tra i minorenni. Per loro è il contesto familiare a fare la differenza, considerando che nella maggior parte dei casi i genitori sono tossicodipendenti oppure si stanno separando. Secondo Boschini, chi fuma questa droga spesso ha iniziato con cocaina e cannabis e il più delle volte si tratta di persone “solitarie”: “Questa sostanza induce a una dipendenza severa. Iniziano a emarginarsi, spendono tutti i soldi perché vogliono fumare in continuazione e finiscono a sporcarsi le mani con la criminalità proprio per avere i soldi per acquistarla. Arrivano addirittura a diventare assuntori anche di eroina per ‘fermare’ il desiderio di fumarsi una dose di crack”. Purtroppo non vengono meno le morti per overdose: secondo i dati ufficiali, nel 2022 i decessi legati a overdose da cocaina o crac hanno superato il 22 per cento del totale.

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