“Non ci avrei scommesso un penny”: quel primo squillo ferrarista di Schumi nel ’96

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Accidenti se c’è da ruminare amaro dentro a quei box tappezzati di gente che indossa tute rosse. Che quegli altri fossero più veloci e che avessero vetture più affidabili si sapeva, ma adesso la questione si sta facendo imbarazzante. Damon Hill e Jacques Villeneuve si sono già eclissati, sprintati via ad anni luce di differenza con i loro destrieri meccanici. La Ferrari non riuscirebbe nemmeno a scrutare le targhe delle Williams – Renault.

Dopo sei GP le rosse di Eddie Irvine e Michael Schumacher arrancano penosamente nelle retrovie. Servirebbe un mezzo miracolo, un sussulto d’orgoglio, una spremuta di fantasia. Invece uscire da quell’angolo pare impossibile. Nelle qualifiche del Gran Premio di Spagna la musica è la medesima. Sul tracciato di Montmelò, a Barcellona, il primo in griglia è Hill, al suo fianco c’è Villeneuve e dietro Schumi, con la Benetton di Jean Alesi al suo fianco.

Pioggia torrenziale a incasinare tutto. Si parte. Jacques balza in testa, mentre Schumacher inizia subito a dilapidare posizioni. Ha un problema alla frizione. Scivola al settimo posto. Ai box si mettono le mani tra i capelli. Ecco un’altra giornata maledetta. Poi però la tempesta che infuria sul circuito catalano scompagina il mazzo. Damon Hill e Eddie Irvine finiscono fuori. Schumi risolve i problemi alla frizione e inizia una serie di sorpassi e giri veloci allucinanti, che lo riportano a mettere pressione alla testa della corsa.

Solo che adesso accusa pure problemi al motore. Da metà gara in poi, ha soltanto 8 o 9 cilindri funzionanti. Una grana monumentale, perché in queste condizioni la sua rimonta può evaporare in qualsiasi istante. Invece le giunture meccaniche tengono botta, Schumi si issa al comando della corsa e lì rimane. Con sua somma sorpresa: “Se mi chiedete se avrei puntato qualcosa su questa vittoria, io non ci avrei scommesso nemmeno un penny. Perché dopo le qualifiche noi non avevamo alcun vantaggio rispetto alle Williams. In gara penso non abbiamo ricevuto regali da nessuno, io ho solo spinto alla vittoria la macchina e questa è stata superba, specialmente all’inizio, sono stato in grado di fare al meglio il mio lavoro”.

La sua rossa che fluttua sulle pozzanghere iberiche è una visione taumaturigica e un antidoto alla deprimente aurea che stava avvinghiando i ferraristi. Adesso quel peso sul gozzo ce l’hanno, almeno per una volta, i cervelloni della Williams. Schumi ancora non lo sa, ma ha appena inaugurato l’incipit di un percorso rampante: in quel box affollato di gente vestita di rosso distribuirà a lungo sorrisi ampi.

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