“Il leader di Confindustria? Serve un presidente che ci ascolti davvero”

"Il leader di Confindustria? Serve un presidente che ci ascolti davvero"

Il prossimo presidente di Confindustria? «È necessario un profilo che abbia la capacità di saper ascoltare». Parola di Valter Caiumi, presidente di Confindustria Emilia, territoriale che rappresenta 3.600 imprese con 180mila dipendenti, e capo di Voilap, holding multinazionale leader nella progettazione di macchine per la lavorazione di alluminio e vetro.

Presidente Caiumi, il 2024 sarà un anno fondamentale per il sistema confindustriale. Lei cosa si aspetta dal nuovo presidente?

«Confindustria è un organismo complesso, anche per la fortuna di avere tante eccellenze nazionali, ma con il limite di una grandissima frammentazione . Ecco perché mi auguro che il prossimo presidente sia una persona che sia innanzitutto votata all’ascolto delle imprese e che riesca a definire le priorità giuste».

Qual è il ruolo della rappresentanza industriale oggi in un momento in cui la contrattazione aziendale è sempre più importante?

«Nella nostra territoriale abbiamo realizzato un cambiamento importante: siamo al servizio di tutte le imprese. Non a parole, ma con i fatti. La rappresentanza sindacale la definisco ciclo passivo in un certo gergo gestionale, è un ruolo importante ma vale non più del 10-15% della nostra attività. Tutto il resto è ciclo attivo, cioè promuovere le nostre aziende, nomi riconosciuti in tutto il mondo, locomotori della nostra economia che trascinano tutti i componenti della nostra filiera. Questo è, secondo noi, un nuovo modo di fare Confindustria, ma noi siamo già così».

Un modello emiliano per la Confindustria nazionale potrebbe essere positivo?

«Non è una questione di origine, ma di abitudine a lavorare con il territorio. Penso che il modello emiliano oggi sia un modello importante di manifattura, in perfetta congiunzione con il mondo della finanza milanese. Però crediamo di poter portare un contributo anche come capacità di amministrare».

E dal 2024 cosa si aspetta a livello congiunturale?

«In Emilia abbiamo la fortuna di avere eccellenti aziende, dal medicale all’automobile di lusso, dal packaging alla ceramica ecc. È una manifattura intelligente perché investe moltissimo nella ricerca. L’export è stata la nostra energia in tutti questi anni. Il 2024 sarà un anno un po’ diverso, nel senso che si risentirà del rallentamento degli ordini registrato a partire dal secondo semestre 2023».

La legge di Bilancio soddisfa le imprese?

«Si sapeva che il Superbonus 110% non sarebbe stato confermato nell’attuale consistenza ma avevamo sperato in un ridimensionamento e non in una sostanziale abolizione. Le risorse sono limitate e questa strada era obbligata. Trovo positiva, invece, la conferma del taglio del cuneo per i redditi più bassi, credo che sia un accorgimento veramente molto importante. Non ci sono, però, stimoli a breve termine per le nostre imprese, e anche dal Pnnr avremmo sperato qualche segnale positivo, che purtroppo non è arrivato».

Un’eventuale inversione del ciclo potrebbe avere effetti sull’occupazione?

«L’occupazione sta tenendo anche perché il buon andamento degli ordini in precedenza ha determinato necessità di manodopera. La scarsità di personale con formazione nell’ambito delle materie tecnologiche contribuisce a mantenere alta la richiesta. Nel manifatturiero tradizionale dovremmo invece acquisire elasticità e flessibilità anche perché i portafogli ordini fluttueranno con molta rapidità nei prossimi anni; la dimensione dell’impresa è la risposta per gestire questa variabilità».

La questione del salario minimo è destinata a tornare di attualità. Qual è la sua opinione?

«Non ci riguarda perché la contrattazione è attenta alle dinamiche retributive, soprattutto sul nostro territorio. Mi fa, tuttavia, piacere puntualizzare che spesso si parla di diritti senza tener conto della gestione degli equilibri».

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