Dalle guerre alle elezioni, che 2024 ci aspetta

Dalle guerre alle elezioni, che 2024 ci aspetta

Che 2024 sarà? Per azzardare una risposta si deve partire, ovviamente, dalle questioni irrisolte, prima di tutto le due guerre più importanti (ma ce ne sono altre in giro per il mondo), quella in Ucraina e quella in Medio Oriente. Poi ci saranno due appuntamenti elettorali cruciali, le elezioni per il nuovo inquilino della Casa Bianca e quelle per il rinnovo del Parlamento europeo.

Guerra nella Striscia di Gaza

Tutto è iniziato all’alba del 7 ottobre 2023. I terroristi di Hamas, attraverso un comunicato del loro comandante Mohammed Deif, hanno annunciato l’inizio dell’Operazione Alluvione Al-Aqsa, lanciando un massiccio attacco missilistico con migliaia di razzi dalla Striscia di Gaza verso Israele. Contemporaneamente alcuni terroristi hanno attaccato le postazioni militari israeliane a guardia del confine, distruggendo torri di guardia ed entrando nella barriera di separazione al confine. Circa 2500 terrostiti di Hamas sono penetrati nel territorio israeliano con ogni mezzo a motore (compresi i deltaplani). Un vero e proprio film dell’orrore, con bambini, anziani, donne e civili inermi rimasti vittime della brutalità di Hamas. Il bilancio delle vittime è di 1.140 israeliani uccisi durante l’attacco del 7 ottobre, quando sono stati presi anche 250 ostaggi. Tuttora ci sono ancora diversi ostaggi nelle mani dei terroristi palestinesi. La risposta di Israele ovviamente non si è fatta attendere: sino ad ora ha causato la morte di almeno 21.320 palestinesi (secondo i dati diffusi da Hamas). I civili sono stati costretti a spostarsi a Sud. La guerra va avanti e al momento è impossibile prevederne la fine. Nessuno è disposto a cedere un millimetro e la presenza, dietro le quinte, di altre forze internazionali (come l’Iran che da sempre spalleggia Hamas), lascia pensare che il Medio Oriente è, oggi più che mai, una polveriera pronta a esplodere (anche peggio di ora). Riuscire a circoscrivere il conflitto in quell’area sarebbe già un risultato importante. La pace, invece, per il momento sembra un miraggio.

Guerra in Ucraina

Il 24 febbraio saranno due anni di guerra tra Russia e Ucraina. La data coincide con l’invasione russa, anche se di fatto il conflitto russo-ucraino è uno scontro politico-diplomatico, prima che militare, iniziato de facto nel febbraio del 2014. L’inasprimento egli scontri delle ultime settimane non lascia presaguire nulla di buono. Inutiler girarci intorno: tutto dipenderà dagli aiuti che l’Unione europea e gli Stati Uniti garantiranno (o meno) a Kiev. Solo se questi continueranno l’Ucraina riuscirà a continuare a difendersi. La recente bocciatura dei nuovi stanziamenti, decisi dal Congresso Usa per volere dei Repubblicani, sono un monito pesante per Kiev. Se gli Usa dovessero abbandonare al loro destino l’Ucraina sarebbe una vittoria certa per Putin. E lo stesso avverrà se Usa e Unione Europea imporranno a Kiev di accettare una trattativa con Mosca, cedendo parte del proprio territorio (il Donbass). Putin potrà cantare vittoria. La guerra all’infinito ovviamente è improponibile. Prima o poi gli attori dovranno smettere e sedersi intorno a un tavolo. Vedremo con quali conedizioni. Ovviamente cedere un po’ di terra ma entrare a far parte dell’Ue (e della Nato) sarebbe accettabile, forse, per Kiev. Ma non per Mosca. Per continuare a difendersi a Volodymyr Zelensky servono soldi (oltre che promesse). Il sogno di entrare nell’Ue è importante e costituisce senza dubbio un assist notevole per il presidente ucraino. Ma i 50 miliardi di euro di aiuti prima promessi da Bruxelles e poi congelati per il veto del presidente ungherese Viktor Orban (anche se altri Paesi non morivano dalla voglia di concederli) sono stati un brutto segnale per l’Ucraina, che si è vista negare anche i 6,2 miliardi di dollari chiesti dal presidente Joe Biden.

Elezioni europee

Dal 6 al 9 giugno 2024 i cittadini europei voteranno per eleggere il nuovo Parlamento europeo. Il voto sarà determinante per decidere quali forze politiche esprimeranno la nuova Commissuione europea. In base agli ultimi sondaggi l’attuale maggioranza (forze del Ppe, liberali e socialdemocratici) dovrebbe mantenere la leadership, ma potrebbe essere necessario il sostegno di qualche altra forza. Quale? Tutto da scoprire. I partiti politici di estrema destra anti-UE, facenti parte del gruppo “Identità e Democrazia” (ID) al Parlamento europeo, se si votasse oggi otterrebbero 87 seggi su 705 (attualmente ne controllano 60). L’ID è composto, tra gli altri, dal Rassemblement National (RN) di Marine Le Pen, che guida i sondaggi in Francia, dal partito di estrema destra Alternativa per la Germania (AfD), al secondo posto nei sondaggi tedesche, e dalla Lega di Matteo Salvini. Fratelli d’Italia, il partito di Giorgia Meloni, potrebbe scegliere di sostenere la nuova maggioranza di centrodestra. Ma non è ancora sicuro che ciò avvenga, di certo, però, Fdi e Forza Italia rispetto alla Lega sono su fronti diversi. I sondaggi prevedono il collasso elettorale dei Verdi, destinati a scendere da 72 a 52 seggi, e l’arretramento del gruppo liberale Renew, che potrebbe passare dagli attuali 101 seggi a 89. Il Partito popolare europeo (PPE), di centrodestra, potrebbe restare la principale forza politica. ottenendo quasi gli stessi seggi che ha oggi, 175, coi socialisti a quota 141. In base a questi numeri potrebbe nascere una nuova coalizione pro-UE formata da PPE, Socialisti e democratici e liberali.

Elezioni presidenziali negli Usa

Il 5 novembre 2024 i cittadini statunitensi eleggeranno il nuovo inquilino della Casa Bianca. Saranno le 60ᵉ elezioni presidenziali della storia degli Usa. A sfidarsi saranno l’attuale presidente, Joe Biden, e il vincitore delle primarie del Partito repubblicano. Il grande favorito è l’ex presidente Donald Trump. Ma bisognerà vedere come si svilupperanno le cose a livello giudiziario, per il tycoon, che ha pendenti alcuni procedimenti a suo carico. Inoltre c’è da vedere come la Corte Suprema giudicherà, a inizio anno, la questione d’incandidabilità sollevata dalla corte suprema di alcuni stati (Colorado e Maine), appellandosi alla sezione numero tre del 14esimo emendamento. Approvata nel 1868, questa norma – di rango costituzionale – prescrive l’interdizione dai pubblici uffici per chiunque abbia partecipato a una ribellione o a un’insurrezione. Si punta il dito contro Trump giudicandolo responsabile – di fatto – dell’assalto al Campidoglio avvenuto il 6 gennaio 2021. A scaldare i motori, in caso di problemi irrisolvibili per Trump, il governatore della Florida (ed ex delfino di Trump) Ron DeSantis, e l’ex ambasciatrice Usa alle Nazioni Unite Nikki Haley.

Immigrazione

Alcuni fattori macroeconomici globali (soprattutto l’inflazione e la recessione) potrebbero avere importanti conseguenze sulle condizioni socioeconomiche di alcune popolazioni, con un possibile aumento dei flussi migratori verso l’Europa. È probabile che aumentino i “viaggi della speranza” nel Mediterraneo orientale e in quello centrale, così come dalle frontiere esterne dell’Ue. Il nuovo Patto europeo su migrazione e asilo, quello che, per intendersi, ha mandato in soffitta il regolamento di Dublino mettendo nero su bianco una maggiore solidarietà tra gli Stati membri, verrà messo alla prova dei fatti. Vedremo se funzionerà o meno. Per alcune organizzazioni umanitarie equivale all’innalzamento di nuovi muri, cancellando i diritti umani. Ma l’accoglienza senza limiti è difficile da sostenere, nell’interesse stesso di chi emigra.

Le sfide del governo italiano

Con un’opposizione sempre più divisa e in difficoltà a creare un’alternativa valida, la maggioranza è chiamata a una sfida importante: dare continuità alla propria azione di governo, mantenendo fede agli impegni presi e, se possibile, attuando le auspicate riforme. In primis la riforma istituzionale, volta a rafforzare i poteri del presidente del Consiglio. Senza dimenticare, però, la riforma della giustizia, attesa da anni. Si dovranno inoltre trovare le risorse necessarie per rendere strutturali i tagli alle tasse e l’abbassamento del cuneo fiscale, finanziati solo per un anno dall’ultima manovra finanziaria. Inutile nascondere che i risultati delle prossime elezioni europee avranno una certa importanza, sottolineando gli equilibri di forza tra le varie forze politiche, anche in vista della nuova maggioranza che sosterrà il nuovo esecutivo europeo.

Leave a comment

Your email address will not be published.