Sul finire degli anni Sessanta l’Alfa Romeo corre veloce in pista e nel mercato, nei quali ottiene degli incredibili successi con le sue Giulietta e Giulia, declinate nelle più svariate anime possibili. Sono automobili di fascia medio-alta, che stregano il grande pubblico grazie a delle meccaniche coinvolgenti e all’avanguardia. Il popolo degli alfisti si allarga, diventando una famiglia numerosa e appassionata. A bordo dei modelli del Biscione ci si diverte e ci si emoziona. Il passaggio a industria di grande serie è una realtà tangibile.
C’è bisogno, tuttavia, di riempire la pancia di coloro che sono abituati a viaggiare sulle macchine di alta gamma del Biscione, sulle ammiraglie lussuose e artiginali di Milano, quelle che competono con le varie Jaguar e Mercedes-Benz, dando loro un nuovo giocattolo. Certo, i tempi sono un po’ cambiati, la manodopera costa molto più che ai tempi d’oro e oggetti del genere sono quasi antieconomici. Nel 1968 in listino resiste stancamente la 2600, elegante berlinone ormai antiquato, quando Giuseppe Luraghi, presidente dell’Alfa Romeo, decide di puntare le proprie carte su un’ammiraglia moderna: la nuova 1750 berlina. Sono passati 55 anni da allora, ma quella macchina sa ancora stupire.
La genesi dell’ammiraglia
Sfruttando il miracolo italiano e il boom economico che ancora irradia la popolazione coi suoi benefici raggi, ci sono tanti clienti disposti a pagare fior di quattrini per mettere in cortile una fiammante grossa berlina italiana. I vertici Alfa Romeo sfruttano i collaudati autotelai “Giulia“ per poggiare dentro al cofano della nuova ammiraglia il possente motore da 1.779 cm. L’auto avrebbe dovuto chiamarsi “Giulia 1800”, ma sfruttando il grande passato del Marchio, ricalcando la gloriosa sorte della 6C 1750 vittoriosa alla Mille Miglia, viene scelto l’efficace “1750 Berlina”.
Le vetture vengono mostrate in anteprima alla stampa internazionale il 14 gennaio 1968, riunita per l’occasione a Vietri sulla Costiera Amalfitana. L’esordio ufficiale, però, è il 17 gennaio 1968, in occasione del Salone dell’automobile di Bruxelles. Ovviamente, il prezzo è equiparato al blasone della categoria: 1.950.000 lire.
Come cambia la musica
Rispetto alla Giulia l’Alfa Romeo 1750 Berlina cresce nel passo di appena 6 centimetri, anche se gli sbalzi anteriore e posteriore vengono aumentati in modo sensibile, fino a raggiungere la lunghezza di 4,39 metri, guadagnando quei 25 centimetri in più che le garantiscono di aspirare alla categoria più importante. Magistralmente disegnata dalla carrozzeria Bertone, prende forma un’automobile dalle caratteristiche dinamiche e sportive quando si impugna il volante, ma dalla silhouette elegante e sobria, quasi malinconica, come ci si aspetta da una vettura di questo genere.
La scocca autoportante conserva la struttura differenziata a deformazione progressiva, che rappresenta un ottimo incentivo alla sicurezza. Il blocco motore-cambio con trazione posteriore, raggiunge un ottimo equilibrio di funzionamento, volando ai primi posti dell’intrattenimento e del coinvolgimento emotivo. Il motore da 118 CV fa toccare all'”Alfone” la velocità di 180 km/h, che per il 1968 è un bell’andare. Sono poche le macchine che possono tenere il passo di questo gioiello.
L’Alfa 1750 lascia il segno
Nel novembre 1969 viene presentato un discreto aggiornamento del modello, che viene volgarmente identificato come seconda serie. Questa dicitura è chiaramente un errore, perché quello che fa l’Alfa Romeo è semplicemente dare una rinfrescata ad alcuni dettagli, oltre ad aggiungerne ulteriore dal punto di vista tecnico ed estetico: pedaliera incernierata in alto, frecce anteriori, ripetitori laterali, corona del volante in legno e numerose migliorie alle finiture dell’abitacolo. La meccanica rimane pressoché invariata, mentre il prezzo lievita fino a toccare la soglia di 2.135.000 lire.
L’appetito vien mangiando e nel 1971, la 2000 Berlina si affianca alla 1750, che si issa al vertice della gamma del Biscione. Quest’ultima è più ricca e più veloce, ma soprattutto è un’altra storia. Il successo della 1750 Berlina è di rilievo, ben più delle aspettative iniziale. La domanda del primo anno, viene addirittura coperta nei dodici mesi successivi. In totale l’Alfa 1750 Berlina totalizza circa 102.000 unità in poco più di tre anni. Una bella e gradita sorpresa per tutti. L’Alfa 2000 ne raccoglie il testimone, continuando nello stesso percorso tecnico e di prestigio della vettura svelata sotto l’ombra della Costiera Amalfitana cinquantacinque anni fa, sfrecciando veloce nel cuore degli anni Settanta. Per tanto tempo, questa serie di ammiraglie ha espresso il sogno di possedere un’Alfa di fascia alta, prima dell’avvento dell’Alfa 6, che non ebbe altrettanta fortuna.