Genio e regolatezza. Due parole per raccontare l’affascinante e contrastante indole di Varese e del varesotto, dove guizzi di creatività e solidità imprenditoriale si incontrano e sposano, diventando un tutt’uno.
Esprime bene l’idea la casa di moda Missoni, che in un maglificio a Sumirago è nata negli anni Cinquanta e da lì è partita con l’iconico motivo a zigzag per sfilare sulle passerelle e nelle vetrine di tutto il mondo. E fa lo stesso Walter Albini negli anni Settanta.
Il conteso e rivoluzionario stilista bustocco cambia radicalmente le relazioni all’interno del fashion system, creando il Made in Italy.
A colpi di creatività e innovazione, sartorialità e industria, anticipa le tendenze e apre la strada al prêt-à-porter italiano.
Nelle stampe di Krizia, nel jersey di Gianni Versace e nella giacca destrutturata di Giorgio Armani c’è ancora un po’ di Walter Albini, che proprio pochi mesi fa è tornato a far parlare di sé per l’acquisizione da parte della piattaforma d’investimento svizzera Bidayat, interessata a rilanciare il suo stile e brand.
Diversa l’immagine, ma uguale l’approccio e il successo, che si ritrova in Yamamay. Il colosso dell’intimo made in Gallarate si è imposto sulla scena a suon di strategia imprenditoriale e collezioni di tendenza globale.
Non solo nella moda, però, brilla Varese.
Dall’aeronautica alle pompe di benzina, l’eccellenza varesina non conosce confini.
Tra le curve che si inoltrano nei boschi della statale varesina si scoprono nomi di fama mondiale. Se a Venegono, dove c’era l’AerMacchi, l’azienda produttrice delle Frecce tricolori, ora c’è la Leonardo, il gioiello dell’industria aerospaziale azzurra, a Vergiate c’è l’Augusta.
E che dire del Guinness dei Primati conquistato dalla tranquilla e insospettabile Tradate?
Nella cittadina ha sede il Museo Fisogni, che ospita la più ampia e ricca collezione al mondo di pompe di benzina antiche. Sono oltre seimila i reperti, tra gadget e distributori, inclusa una colonnina recuperata a Buckingham Palace, raccolti, restaurati ed esposti nello spazio espositivo dalla passione di Guido Fisogni. Raccontano uno spaccato di storia e design più unico che raro. D’altronde da queste parti funziona così.
Silenziosa e creativa, Varese e la sua provincia sanno stupire. Questione di indole e dna, oltre che di storia e natura.
Il Monastero di Torba, complesso monumentale longobardo, oggi parte di un parco archeologico dichiarato Patrimonio Mondiale dell’Unesco, è un gioiello raccolto attorno a un’imponente torre con interni affrescati e immerso nel verde. I giardini delle ville Liberty alle porte della città sono ricami fioriti. Palazzo Estense, «la piccola Versailles lombarda», Villa Panza e le Ville Ponti (location delle nozze tra Filippa Lagerback e Daniele Bossari) sono luoghi da sogno. Al punto da ribattezzare Varese città giardino. E poi i caffè storici sotto i portici in centro, come Ghezzi, Zamberletti e Pirola, e le botteghe artigiane che lavorano come una volta e non passano di moda.
Il paesaggio incornicia e impreziosisce tutto. Visto ai piedi di Campo dei Fiori, in cima al Sacro Monte o dal lago, abbraccia il Monte Rosa e si riflette in specchi celesti così belli da incantare Stendhal. Innamorato di questi scorci, scriveva: «Al tramonto del sole si vedevano sette laghi. Credetemi si può percorrere tutta la Francia e la Germania, ma non si potranno mai provare simili sensazioni. Alla fine il mio spirito, tormentandosi d’amore per un bello troppo bello, ha trovato qualcosa in cui non v’è nulla da biasimare: il paesaggio tra Laveno e Varese».