Uccise un bimbo col Suv. Patteggia ed evita la cella

Uccise un bimbo col Suv. Patteggia ed evita la cella

Uccise un bimbo di 5 anni lanciato a 124 chilometri orari mentre filmava una «challenge». Accusato di omicidio stradale aggravato, la Procura di Roma accetta il patteggiamento a 4 anni chiesto dalla difesa di Matteo Di Pietro, il 20enne alla guida della Lamborghini Urus sulle strade di Casalpalocco. Il 31 gennaio l’udienza in tribunale con la lettura della sentenza.

Lo youtuber potrebbe trascorrere il residuo di pena, sei mesi già scontati ai domiciliari, con l’affidamento ai servizi sociali. Una notizia che lascia sgomenti parenti e amici della famiglia di Manuel Proietti, la piccola vittima a bordo della Smart FourFour guidata dalla madre Elena Uccello, di 28 anni, assieme alla sorellina più piccola rimasta ferita nell’impatto. Una sfida idiota finita in tragedia per 4 youtuber del gruppo The Borderline: guidare un potente Suv preso a noleggio per tre giorni di seguito senza mai fermarsi e, soprattutto, dormire. Una diretta social tanto per divertirsi con i soldi degli sponsor e con i like dei 600mila followers che in pochi mesi dalla creazione del gruppo hanno arricchito i cinque ragazzi del litorale tra feste in piscina, sfide impossibili e goliardie varie.

Di Pietro, al volante della Lamborghini, è l’unico per il quale viene emessa l’ordinanza di custodia cautelare mentre gli altri ragazzi, Gaia Nota sul sedile accanto al guidatore, Vito «Motosega» Loiacono e Marco «Ciaffa» Ciaffaroni, restano indagati in concorso tra loro.

È il 14 giugno, sono le 15,45 quando una giovane mamma torna a casa dopo esser passata all’asilo a riprendere i suoi bambini. È su via di Macchia Saponara, uno stradone che dalla Colombo porta a via dei Pescatori. La donna svolta per via Archelao di Mileto, una strada stretta a doppio senso di marcia che viene dall’Axa. In senso opposto la supercar guidata dagli youtuber. Vanno velocissimi, l’inchiesta appurerà che poco prima erano a 124 chilometri orari. Non frenano e centrano in pieno l’utilitaria. Uno schianto tremendo, i ragazzi ne escono incolumi. Ridono e scherzano quando si rendono conto che la Smart è distrutta. Uno di loro filma ancora con un telefonino prima di essere preso a parolacce dai primi soccorritori. La donna è incastrata fra le lamiere, i bimbi pure. Le condizioni di Manuel appaiono subito gravissime. Sul posto si precipitano, tra gli altri, il padre e lo zio del bambino. Un infermiere tenta la respirazione bocca a bocca prima che un’ambulanza lo porterà in ospedale dove arriva cadavere. La donna non ricorda nulla. I ragazzi insistono: «Non ha messo la freccia per svoltare». Ma loro viaggiavano a velocità folle su una strada urbana con il limite a 50 l’ora. Poco prima avevano superato i 120 chilometri orari su via dei Pescatori. Gaia, salita per un passaggio, implora Matteo di rallentare. «Su quella macchina non ci volevo nemmeno salire» metterà a verbale. Determinanti le testimonianze degli autisti di due mezzi dell’Atac, di altri automobilisti e della scatola nera della supercar che li inchioda alle loro responsabilità. «Da ore giravano per il quartiere come matti» raccontano i residenti. Ma nessuno li ha fermati.

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