Angelo Bonelli di Europa Verde vuole il reato di negazionismo climatico, mentre Elly Schlein tasserebbe volentieri successioni e rendite. É la sinistra, con il suo carrozzone di proposte woke, ecologiste e vetero-comuniste avanzate nell’anno solare ai saluti. Per il Pd «equità» vuol dire tasse, si sa. Soltanto il programma presentato da Elly ai tempi delle primarie dem costerebbe agli italiani 22 miliardi in più. Il mezzo per l’aggravio? L’abolizione di sussidi ambientali che la segreteria dem reputa ingiusti e perniciosi. Nicola Fratoianni e Sinistra italiana, manco a dirlo, sono per la «next generation tax», ossia per la patrimoniale. I cocomeri verde-rossi sono arrivati a proporre un’ulteriore patrimoniale per contrastare il cambiamento climatico. La fantasia di sinistra non è al potere ma esercita comunque le sue prerogative. A Torino, il consigliere comunale del Pd Claudio Cerato ha proposto a gennaio di istituire una «stanza del buco». Cioè uno spazio «igienicamente controllato, con infermieri e personale medico per consentire ai consumatori di non trovarsi soli in caso di necessità e per smaltire le siringhe con le dovute precauzioni». Un approccio ideologico che in fin dei conti significa droga libera o poco meno. Non è una faccenda locale: il provvedimento conta su sostenitori anche tra gli scranni del Parlamento.
Sulla bioetica c’è confusione. Alessandro Zan ha promosso il matrimonio egualitario, cioè l’equiparazione tra matrimonio omosessuale e quello eterosessuale, oltre alla liberalizzazione delle adozioni per i single, e quindi anche per i gay. Cattolici e bonacciniani son tutto fuorché concordi. Occhio perché a sinistra siedono anche i grillini che con Conte pretendono un Stato assistenzialista allo stremo. E allora via libera a redditi di cittadinanza, redditi universali, salari minimi (uno dei pochi punti di concordia col Nazareno), bonus, superbonus e sussidi a imprese del Sud. Come? Senza coperture e al limite tassando, ca va sans dire. Sul lavoro la Schlein ha offerto il meglio di sé, con la litania della settimana corta. Solo quattro giorni per lavorare meno e lavorare tutti, in una nazione dove i pensionati già superano i lavoratori in 39 province. Tanto le pensioni le pagheranno gli immigrati, con il «grande piano» per l’«accoglienza diffusa» di marca dem. Sulla gestione dei fenomeni migratori, oltre ai porti aperti, c’è una sorta di carosello strutturale. I dem ventilano pensioni per i migranti con qualche deroga per gli anni di anzianità, permessi di soggiorno per «comprovata integrazione» e permessi provvisori anche per chi non lavora. Il tutto con una ratio di fondo: lo Ius soli, unica grande speranza elettorale. Le accise sul gasolio? Vanno aumentate. La spesa sanitaria? Anche, in comunione con Conte. Però le coperture non ci sono, in questo caso come in quello del salario minimo. La direttiva europea sulle «case green? Giusta per i giallorossi che l’hanno votata in massa in Ue. Sul finire, una spruzzata di dadaismo: chiedere le dimissioni del ministro Giorgetti perché non abbastanza fedele alla Meloni. Una contraddizione politica non troppo sottolineata ma surreale.