«I miei gusti sono semplici, mi accontento facilmente del meglio», diceva Winston Churchill. E il meglio, in fatto di Champagne, per l’uomo che salvò l’Europa dal nazismo aveva un nome e un cognome: Pol Roger. Anzi, un cognome, visto che la famiglia riuscì a suo tempo a ottenere che tale diventasse.
Sir Winston amava moltissimo questo Champagne elegante e raffinato, e oggi a lui è dedicata la cuvée di maggiore prestigio di questa maison di Épernay nata nel 1849 proprio dalla visione di Pol Roger (ancora nome+cognome) e che per molti decenni conobbe il bizzarro destino di essere più apprezzata all’estero che in Francia. Ora Pol Roger è anche profeta in patria, ed è giustamente considerata una delle maison più rappresentativo delle bolle più nobili, anche grazie a peculiarità come il remuage fatto tuttora esclusivamente a mano (foto).
La cuvée Sir Winston Churchill è prodotta soltanto nelle annate migliori (la prima nel 1975, decennale della morte del politico, l’ultima è la 2015) con uve Pinot Noir e Chardonnay Grands Cru da vigneti che erano già esisttenti durante la vita di Churchill. È rilasciata più tardi e rappresenta la massima espressione dello stile di PR, uno Champagne robusto eppure sofisticato, piacevolmente maturo. Le altre cuvée che ho degustato nel corso di un magnifico pranzo al Seta di Milano alla presenza di Bastien Collard De Billy, sesta generazione della famiglia, sono la cuvée base Brut Réserve; il dosaggio zero Pure, di grande precisione; il Rosé 2018, piacevolissimo; e il Brut Vintage 2016, un 60 per cento Pinot Noir e 40 Chardonnay di grande profondità espressiva.