“Pochi fischietti? Io sono stato sospeso per aver portato gli arbitri su TikTok”

"Pochi fischietti? Io sono stato sospeso per aver portato gli arbitri su TikTok"

Quasi due anni senza fischietto. Il prezzo da pagare per un’idea per certi versi rivoluzionaria: portare i follower dentro la vita di un arbitro, aprendo finalmente le porte della categoria più refrattaria dell’universo calcistico. È la storia di Alessandro Iuliano, meglio conosciuto come Arbitrino dal suo vastissimo pubblico sui social (265mila follower su TikTok, 56mila su Instagram). Ventiquattro anni, iscritto alla sezione Aia di Mestre, sospeso fino a giugno del 2024 perché reo di avere pubblicato una serie di video sui propri canali per approfondire il regolamento arbitrale e analizzare alcuni casi controversi.

Due anni di sospensione per colpa di TikTok.

«Portare il pubblico dentro la vita dell’arbitro mi era sembrata una ottima idea, scontrarmi col muro dell’Aia mi ha lasciato spaesato. Però mi sono reso conto che il mio lavoro viene apprezzato un po’ da tutti, tranne che dalla associazione di cui faccio parte. Quindi sto andando avanti per la mia strada, pienamente convinto del progetto».

Da dove nasce l’idea del canale Arbitrino?

«Con la pandemia ho deciso di aprire TikTok, per permettere al pubblico di seguire il mondo arbitrale e comprenderne meglio le dinamiche. D’altronde, in tutti i corsi e le riunioni non si faceva che parlare del calo dei tesserati e della necessità di coinvolgere più persone, e quello dei social mi sembrava il veicolo perfetto per rispondere a queste esigenze».

E invece, a fine 2021, sono arrivati i problemi.

«Il nostro regolamento vieta solamente le interviste e le dichiarazioni pubbliche, quindi non mi ero posto il problema di possibili violazioni. Quando ho raggiungo circa 80mila follower, a ottobre 2021, l’Aia è passata subito alle sanzioni senza darmi alcuna possibilità di mediare o argomentare le mie ragioni. Sono stato sospeso prima per cinque mesi, poi quando stavo per riprendere l’attività sono stato fermato per un anno e mezzo, fino a giugno 2024».

Eppure qualcosa sembra muoversi, per esempio con l’iniziativa di Open Var.

«Questa è già una svolta importante, utile a umanizzare la figura dell’arbitro mostrando il suo processo decisionale nei momenti più delicati. Ci sono stati pure dei tentativi sui social, anche se fa sorridere che abbiano copiato il mio format Andiamo ad arbitrare, uno dei capi di imputazione della mia sospensione. Vedo molta confusione sulla strategia comunicativa, e anche Open Var potrebbe avere vita breve».

Il calo dei tesserati rimane un problema irrisolto.

«Il ruolo dell’arbitro è sempre stato visto sotto una cattiva luce, anche sul piano culturale. È fondamentale ridare appeal alla figura e farne comprendere il ruolo centrale nell’evento sportivo. L’Aia deve abbandonare la chiusura ermetica che l’ha sempre contraddistinta, agendo anche sul piano della tutela dei tesserati: i rimborsi sono fermi alle tabelle degli anni ’90, una miseria per giocarti il weekend, prendere gli insulti e se va male anche le botte. Molti smettono quasi subito per questa serie di fattori. Serve una leva che parta dalle basi, che faccia appassionare la gente a questo ruolo che mi ha fatto innamorare quando avevo quindici anni».

(2 – continua)

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