L’Italia, con un sogno sinistro, si illuse di poter proibire la povertà per legge. L’Argentina, scavalcandoci a destra, vuole invece abolire l’idea di gratuità. Una lotta titanica tra due populismi di forza uguale e contraria. Del resto l’Argentina, non solo letterariamente, è solo un pezzo di Brianza sudamericana.
E così Javier Milei, diventato Presidente biancoceleste al grido «Meno Stato, più privati», ha presentato un disegno di legge ultra-liberista: d’ora in poi le istituzioni non potranno più usare la parola «gratis» per promuovere servizi o funzioni statali. Per Milei non si può mentire ai cittadini perché i servizi sono sempre pagati da qualcuno, di solito dai contribuenti. Là, Nada es gratis. Qui «gratuitamente», anzi «graduidamente», alla Giuseppe Conte, è un motto elettorale.
Milei è un oggetto misterioso, dalla capigliatura imbarazzante e i modi poco ortodossi. Ma forse è un giudizio precipitoso. Mentre lo stolto guarda alla motosega, il saggio guarda all’albero che vuole abbattere. Se si tratta della gramigna statalista, ben venga.
Certo, vietare per legge l’uso di una parola è paradossale. Ma svelare l’inganno che sta dietro al concetto di «gratuità» nei servizi statali, è una rivoluzione culturale. Come spiegò Milton Friedman, un vecchio Nobel per l’Economia, «Nessun pasto è gratis».
Bene. Ora andrebbe spiegato agli italiani. Che pensano si possa ristrutturare persino una casa, gratuitamente.