«Rendila semplice, rendila perfetta», era il motto di Gaston Glock, che con questo chiaro concetto in testa ha inventato una delle pistole più famose e vendute al mondo. Il fondatore dell’azienda d’armi austriaca, 1,1 miliardi di patrimonio, si è spento ieri a 94 anni. Il modello Glock 17, assieme alla Colt M1911 e alla Beretta 92, è considerato la semiautomatica più conosciuta e utilizzata. Pistole che sopravvivono ai loro inventori continuando a sparare sia dalla parte dei buoni, che da quella dei cattivi.
Glock da adolescente, alla fine del secondo conflitto mondiale, viene arruolato nella Wehrmacht destinata alla disfatta. La sua strada nel dopoguerra, come ingegnere specializzato in materiale plastico, sembra diversa. Negli anni Sessanta incomincia a vendere all’esercito austriaco innocui paletti per le tende e coltelli. Solo a 52 anni pensa alle armi da fuoco. La grande idea è progettare una semiautomatica leggera, grazie a componenti in plastica, semplice nel congegno di tiro e sempre pronta a sparare, anche troppo secondo i detrattori. Il risultato è una pistola economica, ma superaffidabile. Il fondatore «non solo ha rivoluzionato il mondo delle armi leggere negli anni Ottanta, ma è anche riuscito a far divenire il marchio Glock leader globale nel settore delle armi corte», si legge sul sito dell’azienda. Il grande balzo arriva con le commesse negli Stati Uniti, dove il 65 per cento delle agenzie federali e delle forze di polizia ha in dotazione una Glock. Un altro asso nella manica della semiautomatica austriaca è il caricatore con più colpi, 17, rispetto alle pistole di allora. Ben presto le Glock vengono utilizzate anche dai cattivi della criminalità organizzata e purtroppo in alcune stragi di massa negli Usa. Libri, canzoni e film, come Matrix Reloaded, rendono la pistola austriaca leggendaria. Nel 1999 il fondatore rischia di venire ucciso da un mercenario assoldato da un suo consigliere finanziario. Finanziatore del partito della Libertà, della destra populista austriaca, ha sempre vissuto lontano dai riflettori in una grande tenuta su un lago. Nel 2011 si separa dalla moglie, coinvolta fin dall’inizio nell’avventura imprenditoriale, per risposarsi con una donna 50 anni più giovane.
Nell’annunciare la scomparsa del fondatore l’azienda scrive che «la sua Glock Perfection, rinomata a livello internazionale, è sinonimo di qualità senza compromessi (…). Gaston Glock ha tracciato la direzione strategica del Gruppo per tutta la vita preparandola per il futuro. L’opera continuerà nel suo spirito».
La Glock italiana è la leggendaria Beretta. Pistola semiautomatica selezionata nel 1985 come arma corta d’ordinanza dall’esercito americano, che ordina mezzo milione di esemplari. L’antica fabbrica di armi di Gardone Val Trompia venne fondata nel 1526 da Bartolomeo Beretta e la leggendaria 92 è una delle pistole più usate al mondo assieme alla Colt M1911. La semiautomatica, calibro 45, resa celebre dai film sulla seconda guerra mondiale progettata da John Browning. La madre delle pistole moderne è la Luger all’omonimo inventore austriaco, che prima di diventare l’arma corta del Terzo Reich viene usata dall’esercito svizzero. Altre famose pistole come i revolver a tamburo Smith&Wesson sono sopravvissute ai loro inventori dell’800. E diventate titoli di film, anche se riguarda le cartucce, come «Una 44 Magnum per l’ispettore Callaghan» con Clint Eastwood.
L’inventore che non si è mai arricchito, a parte un bel pacco di medaglie, è Nikolaj Fedorovic Makarov, padre dell’omonima pistola per l’Armata rossa utilizzata con il silenziatore, non solo nei film, anche dalle spie dell’impero sovietico.