Questa mattina papa Francesco ha ricevuto Raymond Leo Burke, il cardinale a cui – come confermato al giornalista britannico Austen Ivereigh – ha deciso di togliere casa e piatto cardinalizio dopo averlo privato di qualsiasi incarico di peso in Curia.
Quando Bergoglio fu eletto, Burke era prefetto del Supremo tribunale della Segnatura apostolica. Dal 2014 il porporato statunitense è stato “retrocesso” al ruolo onorifico di patrono dello Smom a soli 66 anni. Un ruolo ricoperto formalmente fino allo scorso giugno, quando a ridosso del compleanno dei 75 anni è stato sostituito sebbene non operasse più dall’inizio del 2017, in occasione dello scoppio della crisi istituzionale nell’Ordine di Malta. Negli anni, il cardinale americano è diventato un punto di riferimento per il mondo cattolico che si trova a disagio con lo stile di governo della Chiesa di Francesco. C’era il suo nome tra i firmatari dei primi Dubia, quelli su Amoris Laetitia del 2016, così come sui secondi resi pubblici in occasione dell’apertura sul Sinodo sulla sinodalità. A questi ultimi, firmati anche dai cardinali Walter Brandmüller, Robert Sarah, Joseph Zen Ze-kiun, Juan Sandoval Íñiguez, il Papa ha risposto con un chiarimento non ritenuto soddisfacente dai firmatari. Quella risposta è stata citata anche nella Fiducia Supplicans, la dichiarazione del dicastero per la dottrina della fede che aprendo alle benedizioni arcobaleno sta spaccando la Chiesa tra favorevoli e contrari.
L’iniziativa di Burke non deve essere piaciuta a Francesco che nel corso di una riunione coi capi dicastero di novembre ha annunciato l’intenzione di togliere stipendio e appartamento al cardinale americano.
Nel luglio scorso Francesco aveva scritto al cardinal Burke – e al suo confratello Brandmüller – per rispondere a cinque quesiti che riguardavano anche le benedizioni delle unioni di persone dello stesso stesso. La risposta era stata pubblicata ad ottobre, poche ore dopo la diffusione del testo dei Dubia, dal cardinale Víctor Manuel Fernández che da prefetto del dicastero per la dottrina della fede che aveva spiegato di voler citare alcuni paragrafi della risposta papale in future repliche del dicastero. In effetti, in Fiducia Supplicans, la dichiarazione uscita questo mese che ammette per la prima volta la possibilità di benedire coppie omosessuali o di fatto, si legge che “nel corso dello studio dell’argomento oggetto del presente documento, è stata resa nota la risposta del Santo Padre ai Dubia di alcuni Cardinali, che ha fornito importanti chiarimenti per la riflessione che qui ora si offre, e che rappresenta un elemento decisivo per il lavoro del Dicastero”. Il riferimento è proprio all’iniziativa di cui Burke è stato tra i promotori nella quale si chiedeva al Papa se la Chiesa potesse accettare “come bene possibile situazioni oggettivamente peccaminose, come le unioni con persone dello stesso sesso, senza venir meno alla dottrina rivelata?”.
Il cardinale statunitense non ha commentato l’uscita della Fiducia Supplicans che in questi giorni continua a suscitare reazioni diverse dalle conferenze episcopali e i vescovi di tutto il mondo: oltre a chi invita a non confonderla come una legittimazione delle unione delle coppie omosessuali e chi invece – come i vescovi tedeschi – esulta per la sua pubblicazione, non manca chi ha precisato di non volerla applicare. Tra questi si segnalano le conferenze episcopali di Ungheria, Nigeria, Polonia, Zambia, Camerun e la Chiesa greco-cattolica ucraina.