Ucraina, Trump, caso Vannacci, riforme ed Europee. Il presidente della Camera Lorenzo Fontana, nel tradizionale scambio di auguri con la stampa parlamentare, tocca tutti i temi della politica italiana e internazionale. Nell’incontro che si svolge nella Sala Mappamondo il numero uno di Montecitorio si concede anche una tiratina d’orecchie all’esecutivo Meloni: «Cerchiamo di far sì che la tendenza del ricorso ai decreti non solo si fermi, ma sia invertita. Io sto cercando di fare in modo che questo strumento venga ridotto, posso provarci con la moral suasion. Abbiamo sempre cercato di dialogare con il governo sulla possibilità di non ricorrere ai decreti legge, cosa che non ci piace particolarmente, avendo anche una buona prospettiva di tempistica».
Il presidente Fontana difende, numeri alla mano, la centralità della Camera: «Non c’è nessuno squilibrio tra Camera e Senato nell’assegnazione dell’avvio di esame dei disegni di legge. Sono stati presentati in questi 14 primi mesi della XIX legislatura, 47 disegni di legge, 24 al Senato e 23 alla Camera».
Poi rivendica il passaggio chiave che attende l’Aula di Montecitorio: «La prima lettura della riforma del premierato sarà alla Camera, e qui si faranno le maggiori modifiche, verrà fatto un lavoro di fino e questo mi fa piacere». Non rinuncia a indossare i panni del leghista quando affronta i dossier, più caldi, come Ucraina ed Europee. «La Lega precisa Fontana – ha sempre votato a favore delle forniture di armi all’Ucraina e credo lo farà ancora. Ha sostenuto anche l’ingresso dell’Ucraina in Europa e non è assolutamente contraria».
E sulle ipotesi di veti per la Lega in una futura maggioranza di centrodestra a Bruxelles è netto: «A me sembra che non ci siano veti nei confronti della Lega. Penso che in Europa nessuno abbia paura della Lega». E restando sul voto in primavera non si sottrae a un commento sulla possibile candidatura di Vannacci: «È un discorso che faranno i vertici della Lega, valuteranno ma per quanto riguarda il generale Roberto Vannacci, non sono d’accordo con le sue affermazioni e non ho letto il libro». Battute finali per Trump e Giorgetti. Sul primo dice: «Se vincesse Trump non sarebbe un pericolo per la democrazia perché lo avrebbero scelto i cittadini americani». Mentre allontana dissidi tra Salvini e il ministro dell’Economia: «Le interlocuzioni tra Salvini e Giorgetti ci sono quotidianamente, hanno un buon rapporto. Se ci sono divergenze, nella Lega si discute e si fa sintesi».