502 gradini. Sono tanti e si sentono tutti. Ma vale la pena salirli fino alla fine perché in cima al Torrazzo, la celebre icona di Cremona, la torre campanaria più alta d’Europa (112 metri), la vista è eccezionale.
Da lassù lo sguardo vola su cupole, tetti e palazzi; e poi plana su prati verdi fino a scivolare sulle sponde del Po.
È un colpo d’occhio. Fugace, intenso, ripaga abbondantemente della salita.
Oltre alla scenografica visione d’insieme che regala all’orizzonte, permette di cogliere l’armonia della sottostante piazza del Comune. Perché il Torrazzo – che vanta l’orologio astronomico più grande al mondo, oggi museo verticale – non domina solo e incontrastato su uno spazio relativamente piccolo, ma entra in dialogo con gli altri monumenti lì concentrati.
A partire dal Duomo, proprio accanto. Dedicato a Santa Maria Assunta, è un capolavoro romanico e rinascimentale dalla spettacolare facciata. Per continuare con il duecentesco Palazzo Comunale, la Loggia dei Militi e il prisma ottagonale del Battistero.
Vista dall’alto, la piazza è un insieme equilibrato e melodioso, un accordo architettonico nel cuore pulsante della città del violino.
Nicolò Amati, Giuseppe Guarneri e soprattutto Antonio Stradivari sono i grandi nomi della liuteria cremonese, una tradizione artigiana di altissimo livello. Dal 2012 è Patrimonio Immateriale Unesco e ogni giorno vive nella bellezza di 180 botteghe, dove abili artigiani portano avanti quest’arte secolare, realizzando strumenti d’eccellenza amati e osannati in tutto il mondo.
Per ammirare i capolavori rinascimentali dei maestri liutai c’è il Museo del Violino, dove, guidati da installazioni multimediali, si gode la visione di progetti originali e strumenti d’epoca.
E poi c’è l’Auditorium Giovanni Arvedi, semplicemente perfetto: un sinuoso guscio di legno con il palco al centro e una qualità del suono celestiale, orgoglio del mago dell’acustica Yasuhisa Toyota. Solo qui si può ascoltare il suono di preziosi strumenti storici, come lo Stradivari Vesuvius, o seguire due celebri kermesse internazionali, Stradivari Festival e Monteverdi Festival, dedicate a Stradivari e all’inventore del melodramma Claudio Monteverdi.
Da ottobre, poi, ha riaperto i battenti e le visite Casa Stradivari, prima dimora nuziale e laboratorio di Antonio Stradivari. Nel cortile e soprattutto negli interni si respira ancora l’atmosfera in fermento che aleggiava nella casa-bottega, al tempo luogo di incontro fra musicisti e liutai, oggi centro di promozione culturale e formazione per giovani liutai.
Ma prima che città del violino e molto prima che città di Chiara Ferragni, Cremona è la città del torrone. Lo è dal 25 ottobre 1441, quando nella chiesa di San Sigismondo si celebra il matrimonio tra Bianca Maria Visconti e Francesco Sforza.
Tra i regali di nozze, un dolce a forma di Torrazzo a base di albume, zucchero, miele e mandorle. Nasce lì, nasce così il torrone. È però con Enea Sperlari che questa golosa delizia fa la svolta.
Nel negozio di via Solferino 25, aperto nel 1836, diventa la specialità, il simbolo e la tentazione di Cremona.
Con il marchio Sperlari questa dolce eccellenza lombarda si diffonde nel mondo, conquistando i palati più golosi e prendendo per la gola anche gli Stati Uniti, dove il torrone sbarca alla fine del XIX secolo.
Ancora adesso, dopo quasi due secoli, il negozio Sperlari, con i suoi affreschi, le sue scansie e le specialità esposte – dal mandorlato, alla Cotognata, ai Graffioni di cioccolato – resta il più antico, visitato e amato della città.