“Se non ti sposi farai la fine di Saman”, la minaccia ricevuta da una giovane pachistana a Novellara. Un riferimento al dramma della connazionale uccisa il primo maggio 2021 per essersi opposta ad un matrimonio combinato. La storia di Aiza – nome di fantasia – ha riacceso l’allarme sulla mancata integrazione del mondo musulmano, ma fortunatamente l’epilogo è stato diverso: accusati di maltrattamenti, costrizione o induzione al matrimonio, il padre-padrone e la seconda moglie sono stati sanzionati con il divieto di avvicinamento alla ragazza e con l’obbligo di braccialetto elettronico. Ma ad una settimana dalla prescrizione, la misura cautelare disposta dal gip Silvia Guareschi non è stata ancora applicata.
Come riportato dal Resto del Carlino, i due indagati sono comparsi giovedì mattina davanti al giudice Andrea Rat per l’interrogatorio di garanzia: difesa dall’avvocato Franco Beretti, la coppia ha preferito non rispondere. Il padre della giovane pachistana al termine dell’udienza ha sottolineato che non era ancora stato applicato il braccialetto elettronico. L’Arma ha fatto sapere che ai carabinieri spetta eseguire la misura cautelare ma l’applicazione dei dispositivi dipende dalla società telefonica che li gestisce. Solitamente è necessario qualche giorno di attesa, soprattutto se in concomitanza con le feste di Natale.
La ventenne si trova in una comunità protetta e segreta, ma al momento gli spostamenti dei genitori non sono ancora monitorabili come invece disposto dal giudice per le indagini preliminari. Una criticità significativa, che conferma la storica carenza di braccialetti elettronici in Italia. Il quotidiano locale ha rimarcato che nella questura di Reggio Emilia sono attivi venti disposizioni tra divisione Anticrimine, ufficio Prevenzione generale e soccorso pubblico e Squadra mobile. Chi indossa il braccialetto e abita in città viene seguito dalla Polizia, mentre chi abita in provincia viene seguito dai carabinieri. Applicata la misura, le autorità devono rivolgersi alla società-gestore, che le ricontatta dopo qualche giorno.
Il caso della pachistana ha ricordato da vicino quello di Saman Abbas e non solo perché entrambe musulmane. La ventenne sarebbe stata costretta a sposarsi a distanza nel novembre del 2021 con un cugino mai conosciuto prima. Minacciata pesantemente dal padre dopo il rifiuto, la giovane si è rivolta ai servizi sociali, rivelando che il genitore le avrebbe prospettato un viaggio in patria per celebrare le nozze in presenza.