“Chiodi nell’inguine e seni tagliati”. Il dossier sulle atrocità di Hamas sulle israeliane

"Chiodi nell'inguine e seni tagliati". Il dossier sulle atrocità di Hamas sulle israeliane

All’indomani degli attacchi del 7 ottobre, la polizia israeliana ha raccolto quasi 1.500 testimonianze delle brutali violenze sessuali perpetrate dai terroristi di Hamas contro le donne e le ragazze israeliane. Anche il New York Times ha condotto un’indagine, durata ben due mesi, dalla quale sono emersi gli angoscianti dettagli dell’orrore che i palestinesi hanno scatenato durante lo Shabbat.

Il giornale americano ha identificato almeno sette luoghi in cui sono avvenuti stupri e mutilazioni, i cui dettagli sono stati raccolti grazie alle interviste a ben 150 tra testimoni, personale medico, soldati e consulenti. Il terrore si è diffuso al rave “Supernova party”, nelle basi militari al confine con la Striscia, nei kibbutz e lungo la Route 232, dove i volontari hanno dichiarato di aver trovato i corpi di almeno 30 donne con gambe divaricate, vestiti strappati e segni di abusi nelle zone genitali. Tra questi, il cadavere di Gal Abdush, madre di due figli e diventata simbolo dei crimini degli uomini di Hamas, il cui volto era stato bruciato in modo irriconoscibile. Il New York Times ha potuto visionare anche video e fotografie che testimoniano altre violenze brutali, tra cui quelle del corpo di una donna con chiodi conficcati nell’inguine.

Una testimone chiave, di nome Sapir, ha raccontato di aver assistito alla brutalizzazione di almeno cinque vittime. A 15 metri dal suo nascondiglio, ha detto di aver visto arrivare un centinaio di uomini in divise militari che si sono passati fucili, granate e donne gravemente ferite. Una sorta di “punto di raccolta”, dove i terroristi hanno dato sfogo alla loro bestialità. La prima vittima che Sapir ha visto era una giovane donna con i capelli color rame. Un uomo l’ha costretta a piegarsi e un altro l’ha violentata, affondandole il coltello nella schiena ad ogni sussulto. Ad un’altra è stato tagliato il seno durante lo stupro. “Uno ha continuato a violentarla, e l’altro ha lanciato il suo seno a qualcun altro, e loro ci hanno giocato, lo hanno lanciato e lasciato cadere sulla strada”, ha dichiarato la testimone. Nello stesso lasso di tempo, ha visto altre tre donne stuprate da terroristi che trasportavano teste mozzate di altre vittime.

Un’altra persona che ha assistito alle violenze, Raz Cohen, ha riferito di essersi nascosto nel letto di un ruscello prosciugato durante il massacro del rave. A circa 40 metri da lui si è fermato un furgone bianco, da cui sono scesi cinque uomini in abiti civili armati di coltelli e un martello, che hanno trascinato a terra una giovane donna. “Si riuniscono tutti intorno a lei. Lei è in piedi. Cominciano a violentarla. Ho visto gli uomini che stavano a semicerchio intorno a lei. Uno la penetra. Lei urla. Ricordo ancora la sua voce, urla senza parole”, ha raccontato Cohen. “Poi uno di loro solleva un coltello e l’hanno semplicemente massacrata”.

La polizia israeliana ha rivelato che inizialmente non si è concentrata sulla raccolta di prove forensi sui corpi delle donne. Il caos degli eventi del 7 ottobre, il dolore e i doveri religiosi hanno condotto a molte sepolture frettolose, con diversi cadaveri che non sono stati esaminati. Molte famiglie sono dunque rimaste senza risposte. Adil Haque, professore di diritto alla Rutgers University ed esperto di crimini di guerra, ha spiegato le difficoltà nell’indagare su questioni del genere nei luoghi di conflitti armati, sottolineando che la priorità viene data alla sicurezza. “Il conflitto armato è molto caotico, il testimone oculare potrebbe non conoscere nemmeno il nome della vittima”, ha affermato, aggiungendo che spesso i crimini sessuali vengono perseguiti anni dopo. “Ma se può testimoniare dicendo ‘ho visto una donna violentata da questo gruppo armato’, ciò può essere sufficiente”.

Le autorità dello Stato ebraico hanno comunque messo insieme un dossier dell’orrore dettagliato e condiviso con alcune testate internazionali. Da parte sua, Hamas ha negato le violenze scatenato l’indignazione degli attivisti israeliani. Secondo gli Stati Uniti, però, i terroristi avrebbero paura di ciò che le donne ancora prigioniere nella Striscia potrebbero rivelare e sarebbe questo il motivo del fallimento della prima tregua. Nell’occhio del ciclone sono finiti anche il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres e Un Women, l’agenzia Onu che si occupa di diritti delle donne, criticati per non aver riconosciuto tempestivamente le accuse.

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