Il governo ha varato ieri quattro decreti legislativi su adempimento collaborativo, contenzioso tributario, statuto del contribuente e il primo modulo della riforma Irpef che riduce gli scaglioni da 4 a 3. Proprio quest’ultima prevede per la tassa sulle persone fisiche l’abolozione dell’aliquota del 25% (che era prevista per i redditi tra i 15 e 28mila euro) ed è stato esteso lo scaglione del 23%, il più basso, fino a 28mila euro. Restano invece invariate le aliquote del 35% (da 28 a 50mila euro) e del 43% (da 50mila in su). Questo dovrebbe tradursi, sulla base di diverse simulazioni, in un beneficio che potrebbe arrivare fino a 260 euro annui per i redditi che superano i 28mila euro.
Essendo una percentuale sul reddito, infatti, i risparmi aumentano quanto più aumenta l’imponibile. Il beneficio medio, secondo l’Ufficio Parlamentare di Bilancio, dovrebbe aggirarsi intorno ai 190 euro annui per una platea complessiva di 25 milioni di contribuenti. Di contro, per chi guadagna più di 50 mila euro è previsto un abbattimento di 260 euro delle spese detraibili al 19% (con alcune eccezioni, tra cui le spese le spese sanitarie).
Il governo ha rafforzato anche la detrazione minima da lavoro dipendente con l’effetto di un innalzamento della cosiddetta no tax area, vale a dire quella fascia di reddito per la quale l’Irpef non si paga, che arriva in questo modo a 8.500 euro. Il che si traduce, per i redditi lordi fino a 15mila euro, in un beneficio di 75 euro annui. L’attenzione ai redditi medio bassi, tuttavia, non si ferma a quanto previsto dalla delega fiscale. La manovra di bilancio ha stanziato 14 miliardi (4,3 per l’Irpef) per coprire anche la conferma del taglio rafforzato del cuneo fiscale per i lavoratori dipendenti, che si sostanzia in uno sconto sui contributi previdenziali del 7% per i redditi fino a 25mila euro e del 6% per i redditi fino a 35mila.
Secondo le stime diramate dal Tesoro, «la contemporanea riduzione del cuneo contributivo e della nuova aliquota Irpef avrà l’effetto di rafforzare le buste paga dei lavoratori dipendenti fino a 1.298 euro annui». Cifra, quest’ultima, che si raggiungerebbe con un reddito pari a 27.500 euro lordi annui. In pratica, quasi uno stipendio in più.
Alla delega fiscale ha lavorato in prima fila il vice ministro dell’Economia, Maurizio Leo: «Viene anzitutto semplificato il quadro relativo alle aliquote Irpef, con un maggiore risparmio fiscale per le fasce di reddito medio-basse», ha commentato in una nota, «Interveniamo poi anche sul contenzioso tributario con l’obiettivo di velocizzare e semplificare i procedimenti, potenziando l’udienza da remoto, la digitalizzazione del processo nonché l’istituto della conciliazione giudiziale per deflazionare il contenzioso in cassazione».
Per le imprese vengono modificate le soglie di accesso al regime dell’adempimento collaborativo (dal 2028 verranno coinvolte anche quelle con fatturato non superiore a 100 milioni). «Infine», aggiunge Leo, «abbiamo previsto delle modifiche allo statuto del contribuente, con l’introduzione di una nuova disciplina dell’autotutela tributaria, con la previsione dell’obbligo, per l’Amministrazione, di procedere all’annullamento dei suoi atti in specifici casi di manifesta illegittimità». E poi delinea una tabella di marcia: «L’obiettivo che ci poniamo nel 2024 è dare continuità alla nostra azione di governo», completando «una riforma che l’Italia aspetta da oltre mezzo secolo».