“Su una Mercedes in pista”. Terapie per stimolare il cervello di Michael Schumacher

Michael Schumacher, 10 anni fa il tragico incidente: errori, falsi scoop e religioso silenzio

A dieci anni dal tragico incidente sugli sci, Michael Schumacher continua ad essere sottoposto a cure innovative per tentare di migliorare le sue condizioni di salute. Anche a terapie speciali supportate da stimoli sonori legati al passato. Nel dettaglio, stando a quanto svelato dal giornale tedesco Bild, l’ex pilota tedesco sarebbe stato portato anche a girare in pista in Svizzera a bordo di una Mercedes-Amg.

Un ulteriore tentativo per provare a recuperare le sue facoltà mentali facendo leva su suoni, emozioni e sensazioni riconducibili a momenti di vita che hanno caratterizzato la sua leggendaria carriera da pilota e che potrebbero stimolare una ripresa dell’attività cerebrale. Sempre secondo la Bild, il sette volte campione del mondo è assistito 24 ore al giorno, nella villa di famiglia sul lago di Ginevra, da un team che arriva fino a quindici specialisti, tra medici e infermieri. La moglie Corinna ha stabilito regole ferree su chi possa visitarlo: tra i pochi amici intimi ammessi Jean Todt – ex team principal della Ferrari – e Luca Badoer, collaudatore della Scuderia italiana durante gli anni a Maranello del tedesco. Intanto nei prossimi giorni verrà messo in onda un documentario in cinque parti che l’emittente tedesca ARD ha dedicato alla vita dell’ex pilota. Già nel 2021 fu trasmesso da Netflix un altro documentario, autorizzato da Corinna.

Schumacher 10 anni dopo

Era la tarda mattinata del 29 dicembre del 2013 quando Schumi rimase gravemente ferita in un incidente sugli sci a Mèribel sulle Alpi francesi. L’ex pilota tedesco, che il 3 gennaio compirà 55 anni, nel sbattere violentemente la testa contro una roccia subì un grave trauma cranico. Uscito dopo diversi mesi dal coma artificiale, Michael non è più apparso in pubblico e solo in pochi conoscono le reali condizioni della leggenda che in carriera è stato capace di vincere sette titoli mondiali, due con la Benetton (1991-1995) e ben cinque con la Ferrari (2000, 2001, 2002, 2003 e 2004), e vinto 91 dei 306 Gran Premi ai quali ha preso parte (anche 155 podi).

Nelle scorse settimane si è tornato a parlare di Schumacher in seguito a un’inchiesta giornalistica dell’ARD, che si soffermava su due aspetti chiave dell’incidente: l’imprudenza del campione tedesco, avventuratosi fuoripista con gli sci in condizioni di innevamento non sufficienti, e un’errata valutazione delle sue condizioni da parte dei soccorritori, che avrebbero cambiato rotta durante il trasporto in elicottero perdendo minuti preziosi. Ma non solo anche Jean Todt, ha rilasciato un’intervista all’Équipe. Parole di lucido realismo quelle dell’ex presidente della Fia, che all’intervistatore che gli aveva chiesto se sentiva la mancanza di Schumi, ha risposto così: “No, non mi manca, ho condiviso con lui molti momenti e sono onorato di poterlo fare ancora. Non mi manca perché lui c’è”.

Infine la significativa intervista di Ralf Schumacher alla Bild, tra malinconia per il passato e rassegnazione per il tragico destino che ha sconvolto la vita del fratello e dei suoi familiari. “La vita a volte è molto ingiusta. Michael è stato molto fortunato nel corso della sua vita, poi c’è stato questo tragico incidente. La medicina ha permesso di gare qualcosa. Tuttavia, nulla è più come una volta. Mi manca il mio Michael di allora” ha confessato l’ex pilota.

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