Guerra sull’informazione pubblica in Polonia dopo l’ascesa del nuovo esecutivo guidato da Donald Tusk, ex presidente del Consiglio europeo tra il 2014 e il 2019. Il nuovo ministro della Cultura polacco ha annunciato la liquidazione di tutti i media pubblici, tra cui stazioni televisive e radiofoniche pubbliche e l’agenzia di stampa nazionale Pap considerati megafono del precedente governo populista-nazionalista, in attesa di una ristrutturazione. «A causa della decisione del presidente della Repubblica di Polonia di sospendere il finanziamento dei media pubblici, ho deciso di mettere in liquidazione le società Telewizja Polska SA, Polskie Radio SA e Polska Agencja Prasowa SA – spiega il ministro Bartlomiej Sienkiewicz – L’azione garantirà il proseguimento dell’attività delle società, effettuerà la necessaria ristrutturazione e impedirà il licenziamento dei dipendenti delle società sopra menzionate».
Il controllo dei media sta diventando il principale terreno di scontro politico nel paese, che vede contrapposti Tusk, ex leader dell’opposizione, e il presidente della Repubblica, Andrzej Duda, esponente del partito Diritto e Giustizia che ha perso la maggioranza, nonostante il forte controllo sull’informazione pubblica, trasformata in strumento di propaganda. Duda appena cinque giorni fa ha messo il veto sulla legge di bilancio, che include il finanziamento da 760 milioni di ero per i media pubblici per completarne la riforma.
Già una settimana fa, il nuovo governo polacco ha rimosso i vertici dell’informazione di Stato, licenziando in un colpo i dirigenti di tv e radio statali, dell’agenzia di stampa Pap e chiudendo il segnale e il sito web del canale televisivo pubblico TVP Info. «La televisione pubblica sarà restituita alla gente» aveva dichiarato Marek Rutka, membro del Consiglio di amministrazione della radio-televisione pubblica polacca.