Un personaggio che unisce e divide, è genio e capopopolo allo stesso tempo in una città umorale che passa dall’esaltazione allo sconforto in un amen. Quel colpo di teatro del maggio 2021 dei Friedkin di portare sulla panchina della Roma Josè Mourinho si sta rivelando croce e delizia per i proprietari americani – discreti ed enigmatici – del club giallorosso. Ora spaccati (padre Dan e figlio Ryan) sulla strada da intraprendere per il futuro: c’è chi vorrebbe costruire facendo crescere i giovani e chi non vuole disperdere il patrimonio conquistato in questi due anni e mezzo, ovvero il consenso e un Olimpico che nel 2023 ha registrato tutti sold out per quasi due milioni di spettatori. Di mezzo c’è la questione risultati e l’approdo alla prossima Champions, obiettivo ritenuto fondamentale per le casse di Trigoria. E che dopo il successo con il Napoli resta ancora possibile per la truppa dello Special One.
La gestione della «bomba» Mourinho sta diventando un problema serio. Il portoghese è venerato a Roma dalla maggioranza dei tifosi, come dimostrano i quattro minuti di cori a lui dedicati in Roma-Udinese e lo striscione apparso in curva durante l’ultima sfida casalinga. Ma il suo contratto scade a giugno 2024 e lui, dieci giorni fa, nell’immediato post-partita di Bologna dopo una sconfitta netta e dolorosa, ha spiazzato tutti e rompendo quell’attesa ormai messianica di cosa potrà accadere, ha detto forte e chiaro di voler restare, anche con un progetto di giovani. Mettendo di fatto al muro i proprietari a stelle a strisce.
I Friedkin sono quindi a un bivio: riflettono, forse decideranno a febbraio, ma potrebbe essere troppo tardi se a Mourinho arrivasse l’offerta di un grande club, visto che per ora tiene in panchina l’ipotesi Arabia. Finora – loro che sono distinti e che non amano parlare – hanno accettato e si sono adattati alle provocazioni fuori e dentro il campo del portoghese. Sulla spinosa vicenda Marcenaro (l’arbitro accusato prima del match di non essere all’altezza di quella sfida, ultimo passaggio di una guerra ai fischietti che Mou ha deciso però di abortire) per la quale la Procura Figc lo ha solo multato, i dirigenti lo hanno anche difeso. Ascoltano lo Special One, lo hanno accontentato sul mercato (vedi l’affare Lukaku) e stanno per farlo di nuovo. Già, perché l’acquisto di Leonardo Bonucci – 36 anni suonati, non proprio un giovane – rischia di spaccare la piazza. L’operazione sarebbe funzionale alle difficoltà economiche del club (costi decisamente bassi) ma i tifosi che criticano Mou, che non vedono futuro nè bel gioco non accoglierebbero di buon grado un calciatore che è parte importante della storia della rivale Juve. Sui social è già attivo l’hashtag #Bonucciout.
Chissà se sarà l’ultima concessione dei proprietari Usa al portoghese. Di sicuro perderlo a giugno sarebbe per i Friedkin peggio che gestire una rivoluzione…