Le femministe e i loro “vademecum” si sono fermate a Novellara

Screen "Quarto grado"

La «caccia all’uomo» si è di colpo interrotta ed è calato un assordante silenzio. Che strano: stavolta le ultra-femministe non hanno proferito parola. Impegnate a inseguire il fittizio fantasma del patriarcato, non si sono accorte del reale pericolo sotto i loro occhi. A Novellara una ragazza pakistana rischiava di fare la tragica fine di Saman Abbas; i famigliari volevano ucciderla perché si rifiutava di obbedire a un matrimonio combinato, secondo la tradizione islamica. Ma le solerti paladine dell’emancipazione femminile stavolta erano forse distratte. E lo erano pure i corifei della sinistra militante, quelli che difendono i diritti delle donne ma solo a parole. L’inquietante caso d’attualità non ha trovato spazio nemmeno sulle pagine social del movimento transfemminista Non una di meno, che nei giorni scorsi in riferimento alla vicenda di Saman aveva parlato di «femminicidio concepito e perpetrato in una dimensione di patriarcato famigliare», senza menzionare il retroterra islamico del crimine. Le emblematiche omissioni raccontano di un’ideologia che divampa quando si tratta fare processi sommari all’Occidente, ma che invece si zittisce quando il «patriarcato» e i femminicidi avvengono in contesti diversi, in particolare islamici. È la stessa demenziale ideologia che ha spinto le transfemministe a pubblicare in rete una sorta di vademecum «anti-patriarcato» da mettere in pratica a tavola durante le feste di Natale, definite come «l’apice del consumismo occidentale, la perfetta comunione tra capitale e famiglia nucleare». Cosa significhi esattamente non è dato saperlo; ma queste convinzioni tanto care al mondo progressista sono ormai diventate il ritornello preferito dai maître à penser del politicamente corretto, secondo i quali dovremmo rivedere il concetto di famiglia tradizionale, il nostro linguaggio ritenuto poco inclusivo e persino i nostri riferimenti sociali. Secondo l’attivista Valeria Fonte, del resto, «tutti gli uomini pensano come pensa un femminicida». E il predicozzo è servito, accompagnato da quel deleterio senso di inferiorità secondo il quale certi atteggiamenti negativi sarebbero connaturati alla nostra cultura. Falso, ovviamente: pura ideologia. Poi infatti irrompe l’attualità con le sue notizie e di fronte alle donne sottomesse o addirittura uccise in nome di Allah le femministe perdono di colpo la voce. Oltre che la credibilità.

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