– Trovo indegno che si pensi che Giorgia Meloni voglia volontariamente rimandare la conferenza stampa. I giornalisti che scrivono gli articoli sulla sua malattia, un fastidio agli otoliti che dà vertigini, ipersensibilità alla luce e nausea, pur senza scriverlo lasciano intendere che se lo sia quasi inventato per non presentarsi di fronte ai “cani da guardia del potere”. Chiunque altro sarebbe stato compatito, lei no. Addirittura Repubblica arriva a paragonarla a Biden alludendo a “problemi di salute” che rischiano di “diventare un caso a sé” perché “l’integrità fisica è fondamentale per guidare un Paese”. Cioè: il premier si ammala e annulla solo sei impegni (su migliaia realizzati in un anno) e dovremmo preoccuparci per la tenuta politica del leader di governo?
– Sapete cosa mi fa impazzire? Che questi poi sono gli stessi che applaudivano Sanna Marin quando decise di mollare la politica perché “questi anni hanno messo a dura prova la mia resistenza”. E sono gli stessi che hanno sprecato litri di inchiostro elogiare “la lezione di Jacinda Ardern e il tempo del cambiamento” quando l’ex premier neozelandese si dimise perché “non ho più l’energia per continuare”. Patetici.
– Antonella Viola parla di molestie subite in Italia e all’estero all’università, quando era ricercatrice, ma non fa né nomi né cognomi. Forse non ha le prove e non può rischiare un querelone enorme. Però resto dell’idea che svegliarsi dopo decenni, quando la carriera è avviata e sei un personaggio bello in vista, peraltro senza dare indicazioni di sorta, è troppo semplice.
– La Treccani segue l’Espresso e sceglie che quest’anno la parola del 2023 è “femminicidio”. Una scelta, si legge sul sito dell’Istituto, che “evidenzia l’urgenza di porre l’attenzione sul fenomeno della violenza di genere, per stimolare la riflessione e promuovere un dibattito costruttivo intorno a un tema che è prima di tutto culturale”. Bla, bla, bla. Che barba, che noia. Era meglio scegliere “petaloso”.
– A Cerreto Guidi, nel Fiorentino, un ragazzo suona per scherzo un campanello e viene accoltellato. Solo ora mi accorgo di quante volte ho rischiato la vita da bambino.
– Il video di Vincenzo De Luca: gli tolgono la sedia da dietro il sedere e lui va gambe all’aria a peso morto. Neppure nei nostri migliori sogni, il 2023 poteva regalarci una gag così dal più teatrale dei personaggi politici. Per fortuna non si è fatto nulla, ma fa ridere a crepapelle.
– Lavinia Mennuni nella bufera per le sue frasi sulla maternità. Sintesi di Repubblica: “Ricordare alle nostre figlie che la loro massima aspirazione deve essere quella di diventare madre”. Il Corriere: “Le ragazze secondo Mennuni: ‘Fare figli è la loro missione’”. In entrambi i casi, si tratta di bufale. Basta ascoltare il video originale: dice chiaramente che le donne possono fare quello che vogliono, hanno diritto ad ogni aspirazione lavorativa, ma che è importante ricordare alle nostre figlie come diventare madri siaè bello e importante, diciamo pure necessario per la società. Il principio è che bisogna cambiare culturalmente l’approccio alla maternità, oggi vista come un dramma e che invece è il fondamento di ogni popolo. Non c’è niente di medievale, no?
– Ps: il discorso vale, simile, anche per i maschi (un figlio va sempre fatto in due). Eppure il discorso per i due sessi non può essere identico. Anche volendo, un uomo non può passare nove anni in gravidanza.
– Interssante invito alla Lega da parte di Lorenzo Fontana, leghista presidente della Camera. In vista delle europee, dice, è preferibile non “tenere i voti in congelatore” ma “mettersi in gioco”. Molto meglio far parte del cambiamento in Ue e se possibile partecipare all’elezione del presidente della Commissione. Cioè, ci pare di poter tradurre: qualora necessario, abbandonare la nave sovranista con Afd e Le Pen per abbracciare il progetto conservatore della Meloni.
– Gli Usa inviano gli ultimi 250 milioni di dollari di aiuti all’Ucraina. Adesso i soldi sono finiti, almeno fino a che il Congresso non approverà il prossimo pacchetto da 61 miliardi di dollari. I Repubblicani chiedono a Biden di varare leggi restrittive sull’immigrazione in cambio del voto sugli aiuti a Kiev. Tutti a ribadire che il sostegno a Zelensky è “ostaggio” trumpiani brutti e cattivi, ma nessuno che si domandi: perché Biden non concede quello che chiedono? In fondo è in minoranza al Congresso, dunque democrazia vorrebbe che si adeguasse quando necessario almeno a scendere a compromessi.
– Ogni giorno che passa, una brutta notizia per Chiara Ferragni. Oggi è il turno dell’apertura dell’indagine a Prato. Ormai l’influencer è in trincea e fa quasi tenerezza.
– Intanto, alla faccia delle decine di titoli di Repubblica nei mesi scorsi, l’Ue ha pagato l’ennesima rata del Pnrr. Senza ritardo alcuno.
– Lancio su X di Repubblica: “Stati Uniti, la rivolta dei robot: androide aggredisce un ingegnere della Testa”. È una bufala, e pure di quelle grosse. Primo: non c’è stata nessuna rivolta dei robot. Secondo: non riguarda le macchine umanoidi “Optimus”, ma un braccio meccanico di una fabbrica come ce ne sono a migliaia in giro per il mondo. Terzo: Elon Musk ha smentito la notizia, ma non mi pare che i debunker siano andati a fare le pulci a Rep o al Corriere. Da quando Elon Musk è diventato all’improvviso brutto e cattivo, nonostante le auto elettriche e tutto il resto, non sprecano occasione per screditarlo. Stavolta però la figuraccia è grossa.