Antonella Viola, immunologa e docente di Patologia generale all’università di Padova, ha raccontato gli episodi che l’hanno riguardata direttamente agli inizi della sua carriera. “Posso raccontare due episodi diretti di molestia sessuale. Molti altri mi sono stati riferiti perché mi occupo di problemi di genere nella mia università“, ha detto intervistata da Repubblica, sottolineando che si tratta di un problema molto comune. La prima volta fu quando era soltanto una ricercatrice: un professore si avvicinò da lei cercando di metterla in difficoltà con alcune domande. Poi, alcuni giorni, dopo, vinse il dottorato di ricerca e da quel momento iniziarono i veri problemi. “Come vedi posso renderti la vita complicata, disse, ma se prendi l’abitudine di passare dal mio studio tutti i tuoi problemi si risolveranno”.
Alla giovane età di 22 anni la Viola fu colta alla sprovvista: parliamo di trent’anni fa quando la problematica non era conclamata come adesso ma viveva in un mondo sommerso, sempre ben presente, ma nascosto. Decise quindi di raccontare subito l’episodio a un docente di cui si fidava, lo stesso con cui fece la tesi. “Lui mi promise che avrebbe discusso con il collega e per fortuna tutto si appianò. Non ebbi più a che fare con quel docente, ma ripensandoci oggi con il mio carattere avrei potuto denunciarlo. Il ricatto sessuale è un reato”.
In un’altra occasione la Viola ricevette un altro tipo di avances. Capitò nel momento in cui ricevette un premio: lo scienziato italiano che la presentò disse apertamente che tutti la conoscevano sin da ragazza quando studiava all’Università di Padova “facendoci innamorare tutti, non avremmo mai pensato che una donna così bella sarebbe diventata anche una grande scienziata. Quando gli fecero notare che non era stata una frase felice cadde dalle nuvole: ‘Ma perché? Ho solo detto che è bella e brava”, racconta la Viola.
L’altra vera molestia, però, la subì quando si trovava all’estero e un suo superiore la ricattò: non ebbe altra scelta che fare le valigie e tornare in Italia per evitare di trovarsi con i bastoni tra le ruote nella sua esperienza universitaria.
La Viola fa parte del direttivo del “Centro Elena Cornaro” per le questioni di genere dell’Università di Padova e racconta che sono quasi all’ordine del giorno “ricatti sessuali da parte dei docenti e minacce di ritorsioni contro la loro carriera. Nessuna però denuncia. Si limitano a parlarne in forma anonima”. Purtroppo, troppo spesso si sceglie la via del silenzio perché le ritorsioni “contro la carriera sarebbero a quel punto certe – sottolinea la Viola – la sensazione è che il problema sia serio, tra le studentesse come tra le ricercatrici, le dipendenti dell’amministrazione e le stesse docenti. L’università è un ambiente gerarchico, in cui far pesare il proprio potere è facile”.