Il Nataligno è un animale leggendario che in nome della giustizia e dell’uguaglianza offende il sentimento religioso dei cristiani.
Il Nataligno è un essere mitologico che utilizza il presepe, sconvolgendone il senso più profondo, piegandolo a simbolo delle proprie ossessioni ideologiche. Così non ci risparmia la rappresentazione Lgbt della sacra famiglia la cui immagine, ormai conosciuta, ci evita la pena e la vergogna di descriverla. L’abisso lo raggiunge proprio un prete che introduce nel presepe della parrocchia una coppia di donne al posto del povero San Giuseppe, come se avesse avuto bisogno di maggior confusione per amare la moglie scelta da Dio. Il Nataligno è tanto offensivo quanto rispettoso nei confronti dei diversamente credenti. E’ un attimo che nella rappresentazione natalizia scolastica il nome di Gesù bambino venga trasformato in Cucù bambino. Il fatto sarebbe caduto nel dimenticatoio se non fosse stato per i genitori laici che, in assenza di un intervento della Chiesa, impegnata a benedire un paio di coppie omosessuali, hanno contestato aspramente la scelta ottenendo le inutili scuse del corpo insegnanti pronto a svuotare di senso una recita sicuramente già molto noiosa.
Tutti questi tentativi di piegare la sacra rappresentazione a simbolo provocatorio, in realtà non fa altro che avvalorare il vero significato del presepe, ovvero che in quella capanna Dio si è fatto uomo, smascherando la volontà di coloro che vorrebbero sostituirsi a Dio e di cui il Nataligno è il plastico esempio. Il paradosso della venuta di Cristo è che tale avvenimento non porta la pace tout court, ma svela il cuore degli uomini. Taluni accorrono ad adorarlo come i pastori e i Re Magi, altri lo odiano, temendo di perdere il proprio potere terreno, sterminando gli innocenti e (attenzione allo spoiler), crocifiggendolo. Gesù Cristo non è morto di raffreddore, ma per la volontà dell’uomo. Il Natale non è la celebrazione del buonismo, ma l’inizio di una rivoluzione epocale – “epocale” si può utilizzare unicamente per questo evento, erroneamente lo si utilizza per semplici corsi e ricorsi storici – che rivolgendosi alla libertà degli uomini di seguirlo o rinnegarlo ha innescato il maggior conflitto che l’umanità ha potuto conoscere. Martiri e santi ne sanno qualcosa.
La via della pace di Cristo, è la Sua via, non quella degli uomini che difatti continuano a massacrarsi perché scelgono di seguire la loro strada, quella del potere effimero. La rappresentazione del bambinello sdraiato tra le rovine di un luogo devastato dalla guerra non porta alla pace. La pace è nel cuore di chi si lascia convertire dalla infinita misericordia di Dio che si è fatto uomo. “Non sono venuto a portare la pace, ma la spada”.