Addio al falco tedesco dell’euro

Addio al falco tedesco dell'euro

La foto, una piccola icona della recente storia tedesca, è del 2017: Wolfgang Schäuble sta per lasciare l’incarico di Ministro delle Finanze. Impiegati e funzionari pensano di fargli un regalo: si dispongono in piedi nel grande atrio del dicastero fino a formare un enorme zero e si fanno fotografare dall’alto. È lo «schwarze Null», lo «zero nero», il simbolo del pareggio nel bilancio statale, obiettivo inseguito e raggiunto dal politico morto il 26 dicembre a 81 anni, nell’ultimo periodo del suo mandato.

Schäuble, responsabile dei conti tedeschi dal 2009 per gli otto anni successivi, è stato la personificazione stessa dell’ortodossia finanziaria teutonica, fino a diventare, negli anni della grande crisi dell’euro, il grande nemico dei Paesi del Sud Europa. La storia di quei momenti, in larga parte ancora da scrivere, gli attribuisce l’intenzione dichiarata di punire la Grecia escludendola dalla moneta unica. Un proponimento frenato, pare, solo dalla naturale inclinazione al compromesso della cancelliera Angela Merkel. Certo è che le discussioni di Schäuble con il collega greco Gianis Varoufakis segnano i momenti più duri delle trattative per salvare l’euro, le sue interviste provocano brividi sui mercati e nelle sedi di governo da Roma a Lisbona, passando per Madrid.

In eredità alla politica tedesca lascia un principio inscritto nella Costituzione, il cosiddetto Schuldenbremse, il «freno ai debiti», in base al quale la Germania non può permettersi di fatto un deficit di bilancio. Della regola, non rispettata negli anni del Covid ed equivalente a una camicia di forza che corre sempre il rischio di intralciare l’economia, l’attuale leadership del Paese si libererebbe volentieri. Ma Schäuble stesso ha contribuito a farne una tabù che nessun esponente di governo può permettersi di mettere in discussione in maniera esplicita.

Il suo percorso non segna solo l’economia ma l’intera politica tedesca, anche la sua figura resta quella di un politico tormentato, che ha persone più di un’occasione per giocare da numero uno incontrastato. Eletto in Parlamento per la prima volta nel 1972 viene da allora sempre confermato nello stesso distretto elettorale e da tempo guadagna il primato di deputato con la maggiore anzianità del Bundestag. Negli anni Ottanta del secolo scorso, in qualità di Ministro per gli Affari Speciali è tra gli architetti che dietro le quinte contribuiscono a tessere il complesso quadro della riunificazione. Ma delle inquietudini di quel periodo rimane vittima. Nell’ottobre del 1990, durante una manifestazione elettorale, uno squilibrato gli spara tre colpi di pistola. Uno lo colpisce alla spina dorsale e lo lascia paralizzato.

Dopo appena qualche mese di convalescenza riprende l’attività politica. Helmut Kohl lo tratta come suo successore naturale, ma il cancelliere della riunificazione rimane vittima dello scandalo dei fondi neri e nella sua caduta porta con sè anche il suo Delfino. Schäuble ha la pelle dura e mille vite: riemerge, ma deve rinunciare all’idea di candidarsi come cancelliere, per lasciare spazio alla nuova «stella» della Cdu, Angela Merkel, una «ossi», ex cittadina della Germania Est, meglio in grado di interpretare umori e tendenze della nuova Germania unita. Meglio di Angela, è però portavoce dell’anima profonda, cattolica, tradizionalista e legalitaria del partito: da ministro degli interni è fautore di una politica di ordine e severità.

Anche in questo caso è un «falco», contrapposto a una più lassista Merkel e poco disposto a farsi carico delle difficoltà e dei problemi dell’Europa meridionale. Tra il 2017 e il 2021, ed è l’ultimo incarico di primo piano della carriera, diventa presidente del Parlamento federale. Ma anche in dirittura d’arrivo perde, ancora una volta, la chance della vita: quella di diventare presidente della Repubblica.

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