Il dibattito sulla presunta violazione del diritto d’autore in merito a ChatGpt e all’uso intelligenza artificiale non si limiterà ai social e agli editoriali sui giornali, ma ora verrà affrontato nelle aule di tribunale. Da una parte il più famoso e prestigioso quotidiano degli Stati Uniti e forse del mondo, il New York Times, e dall’altra una delle cinque “Big Tech”, Microsoft, e OpenAI, l’azienda a cui fa capo ChatGpt. La testata ha infatti intentato una causa contro OpenAI e Microsoft per presunta violazione del copyright, aprendo così una battaglia legale che avrà implicazioni a lungo termine sia per l’uso dell’intelligenza artificiale, sia per il futuro dei media, in generale. I chatbot automatizzati sarebbero stati “addestrati” con milioni di articoli del Times e ora l’intelligenza artificiale starebbe generando contenuti in concorrenza con la stessa testata newyorkese, afferma la causa di 69 pagine depositata presso la corte distrettuale federale di Manhattan.
Si apre la battaglia legale
Nella causa, il Times sostiene che OpenAI e Microsoft dovrebbero essere ritenuti responsabili di “miliardi di dollari di danni legali ed effettivi” legati alla “copia e all’uso illegali delle opere di valore unico del Times“. Il New York Times è la prima azienda dei media statunitensi a citare in giudizio le società che hanno creato le popolari piattaforme di intelligenza artificiale, tra cui appunto ChatGpt, per problemi di copyright. La stessa testata spiega che la causa potrebbe “mettere alla prova i contorni legali emergenti delle tecnologie di intelligenza artificiale” e potrebbe avere “importanti implicazioni per l’industria dell’informazione. Il Times fa parte di un ristretto numero di testate che hanno costruito modelli di business di successo grazie al giornalismo online, ma decine di giornali e riviste sono stati ostacolati dalla migrazione dei lettori verso Internet“. Gli imputati, riporta la causa, “cercano di sfruttare i massicci investimenti del Times nel suo giornalismo”: si accusa dunque OpenAI e Microsoft di “utilizzare i contenuti del Times senza pagare per creare prodotti che si sostituiscono al Times e gli sottraggono pubblico“.
In Italia, il popolare chatbot era stato “bloccato” per qualche settimana dopo che il Garante per la protezione dei dati personali aveva disposto, proprio nei confronti di OpenAI, la limitazione provvisoria del trattamento dei dati personali degli utenti italiani di ChatGpt. Lo sblocco è arrivato qualche settimana dopo quando OpenAI, la società proprietaria del chatbot, ha accettato di adeguarsi alla normativa europea sulla privacy e di adempiere così alle richieste del Garante italiano.
Partnership Microsoft-OpenAi
Com’è noto, Microsoft e OpenAI sono legate da una parternship che ha visto la società fondata da Bill Gates investire, all’inizio del 2023, più di 13 miliardi di dollari; inoltre, Bing, il motore di ricerca marchiato Microsoft, ha integrato un chatbot basato proprio sull’intelligenza artificiale di OpenAI. Un modo, per Microsoft, di contrastare lo strapotere in occidente di Google, ampliando così ancora di più l’interazione tra gli utenti e il motore di ricerca. E ora OpenAI è una vera e propria miniera d’oro: secondo gli investitori, ad oggi vale più di 80 miliardi di dollari.