L’equilibrismo di Elly Schlein tra la visione massimalista del partito e il punto di vista moderato delle correnti dem comincia a fare acqua da tutte le parti. In attesa delle elezioni europee del prossimo anno, nodo centrale per i Ventisette paesi dell’Unione europea, il nuovo corso targato Schlein decide di compiere l’ennesima u-turn, un’inversione di marcia politica azzardata. La fase due del Partito democratico – dopo una prima fase scandente dal punto di vista politico e numerico – sarà caratterizzata da un tour nelle fabbriche organizzato ad hoc.
Il motivo ufficiale, se non ufficioso, è presto detto: staccare dalla segretaria l’etichetta di massimalista e, soprattutto, ripescare i moderati di sinistra orfani di un Pd in crisi d’identità. Le vere cause della giravolta democratica, invece, sono molto più pragmatiche. I dieci mesi di segreteria Schlein si sono rivelati un vero e proprio disastro politico. Con i sondaggi sempre più sfavorevoli e con un Pd ai minimi termini sia sul piano delle rilevanza politica sia dal punto di vista numerico, la segretaria dem è costretta a rimediare.
In poche parole, l’ennesima giravolta politica targata Schlein è l’extrema ratio di un perido di fallimenti costanti e paradossi politici. Dopo mesi di puro massimalismo, condito dall’asse con il numero uno della Cgil, Maurizio Landini, e dalle pose con i grillini, la paladina democratica decide di cambiare direzione. Dopo aver abbandonato qualsiasi cenno di politica riformista ora, in vista delle prossime elezioni europee, la segretaria dem decide di rivolgersi ai moderati di sinistra, agli imprenditori e, perché no, ai riformisti che hanno già abbandonato la flotta dem.
Le due mosse per inaugurare questa “fase 2”, secondo un retroscena de La Repubblica, sono già decise. Inserire qualche imprenditore in lista alle Europee del prossimo giugno da un lato e avviare un tour per i distretti industriali dall’altro. Due nuovi imperativi da leggere in combinato disposto con una conferenza a febbraio per lanciare il piano industriale del Pd. Alla buon’ora, direbbero i maliziosi. Dopo aver abbandonato qualsiasi istanza riformista e dopo aver tralasciato interi settori fondamentali della società italiana, ora Schlein e compagni si ricordano dei grandi dimenticati della sinistra.
Il tour nelle fabbriche della segretaria, che dovrebbe essere accompagnata dal suo ex sfidante del congresso Stefano Bonaccini, è una giravolta difficile da spiegare. Le tappe principali saranno la Lombardia, il Veneto, l’Emilia Romagna e il Sud. A febbraio, invece, l’idea è quella di programmare una conferenza nazionale volta ad illustrare il nuovo piano industriale targato Pd. “Elly non ci sta a farsi confinare nella riserva indiana del massimalismo”, prova a riassumere Antonio Misiani, responsabile Economia della segreteria dem.
Tra il cerchio magico di Schlein c’è chi ipotizza una “fase 2” della gestione in vista della chiamata elettorale del 2024. I punti interrogativi, da qui a giugno, rimarranno molti. “The lady’s not for turning”, era un celebra frase usata da Margaret Thatcher, allora primo ministro inglese, per sottolineare l’importanza di mantenere una certa coerenza politica. Le ultime scelte di Schlein e compagni vanno nella direzione opposta: le inversioni di marcia dalle parti del Nazareno sono all’ordine del giorno.