Non solo in Italia l’attenzione è alta sul prezzo dei carburanti. Ieri, infatti, la Commissione Nazionale per i Mercati e la Concorrenza spagnola ha comunicato di aver aperto un’indagine su Repsol, compagnia petrolifera iberica che ha chiuso il bilancio del 2022 con profitti per 4,2 miliardi di euro. L’ipotesi dell’autorità garante è che la compagnia petrolifera abbia approfittato della sua posizione dominante nel mercato all’ingrosso degli idrocarburi per aumentare il prezzo del carburante acquistato dalle stazioni di servizio indipendenti o automatiche. Ma come sarebbe avvenuto, nel dettaglio, tutto questo? Repsol, che è presente lungo tutta la catena del valore del processo di produzione e commercializzazione dei carburanti per autotrazione, «avrebbe approfittato della sua posizione dominante nel mercato all’ingrosso» per offrire sconti aggiuntivi sui carburanti agli utenti delle sue stazioni di servizio, attraverso applicazioni o carte fedeltà e di pagamento. Avrebbe poi aumentato il prezzo pagato dai terzi concorrenti – le stazioni di servizio indipendenti – per l’acquisto di carburante sul mercato all’ingrosso. Data la posizione di Repsol nel mercato all’ingrosso, queste condotte «avrebbero comportato una strategia di esclusione» nei confronti dei suddetti concorrenti terzi, oltre a erodere i margini commerciali di tali stazioni di servizio e a limitare la concorrenza nella distribuzione al dettaglio. Un calo della concorrenza, infatti, ha come possibili ricadute un’aumento dei prezzi a danno dei consumatori che verrebbero poi portati a rifornirsi presso le pompe di benzina di Repsol, aumentando i ricavi di quest’ultima ed erodendo quelli degli altri competitor. Da parte sua, tuttavia, la multinazionale spagnola ha respinto «categoricamente» il caso aperto dalla Cnmc e ha insistito sul fatto che «ha compiuto un enorme sforzo per aiutare i suoi clienti attraverso gli sconti». Il tutto con l’obiettivo di «far fronte agli aumenti dei prezzi derivanti dalla guerra in Ucraina, con oltre 500 milioni di euro destinati agli sconti nelle sue stazioni di servizio in Spagna». Repsol ritiene quindi, in sintesi, che l’agenzia abbia aperto un caso disciplinare «per una misura volta a favorire i consumatori».
Anche in Italia, a cavallo dell’estate, la polemica sui prezzi alla pompa era tornata a farsi sentire. Al centro delle discussioni era finita l’iniziativa del governo di far esporre ai benzinai il prezzo medio dei carburanti su base regionale, con l’opposizione delle principali associazioni di categoria che ritenevano l’intervento inutile. Oggi la dialettica si è raffreddata, anche a causa di prezzi scesi dai 2 euro al litro di settembre, agli 1,76 per la benzina e agli 1,73 euro per il gasolio. Valori ai minimi da un anno a questa parte.