Nonostante l’impasse politica al Congresso, l’amministrazione Biden continua nel suo supporto all’Ucraina. Mercoledì 27 dicembre, è stato annunciato l’invio dell’ultimo pacchetto di aiuti militari statunitensi del 2023, dal valore di 250 milioni di dollari. Lo ha reso noto il dipartimento di Stato di Washington in una nota, ricordando come l’assistenza americana “è stata fondamentale per sostenere i nostri partner ucraini mentre difendono il loro paese e la loro libertà dall’aggressione della Russia”.
Questa trance di materiale bellico comprende “munizioni per la difesa aerea, altri componenti del sistema di difesa aerea, munizioni aggiuntive per sistemi missilistici di artiglieria ad alta mobilità, munizioni per artiglieria da 155 mm e 105 mm, munizioni anticarro e oltre 15 milioni di munizioni leggere”. Nel documento, il dipartimento ha anche sottolineato l’importanza del fatto “che il Congresso agisca rapidamente, il prima possibile, per promuovere i nostri interessi di sicurezza nazionale aiutando l’Ucraina a difendersi e a garantire il suo futuro”. Al momento, oltre agli Stati Uniti, sono più di 50 i Paesi che continuano a fornire sostegno al Paese invaso.
Una boccata d’aria fresca, dunque, per l’esercito ucraino che si trova ad affrontare la rinnovata iniziativa delle forze armate russe e i duri combattimenti sul fronte del Dnipro. Questo pacchetto è comunque ben lontano dai 61 miliardi promessi dal presidente americano Joe Biden ma bloccati dai repubblicani al Senato, che hanno chiesto una maggiore attenzione dell’amministrazione alla questione dei flussi migratori provenienti dal Messico e hanno espresso il loro rifiuto ad un sostegno continuo all’Ucraina “senza un piano per il futuro”.
In ogni caso, essi potrebbero essere sufficienti a Kiev nel tempo che occorrerà al Congresso per approvare pacchetti più consistenti. I russi, infatti, hanno rimpinguato i propri arsenali e si stanno preparando ad operazioni offensive di più ampio respiro nel 2024. La ritirata ucraina dalla città di Marinka potrebbe essere un primo segno di cedimento. Contingenti di marines del Paese invaso sono inoltre impegnati in una dura battaglia a ovest, sulle rive del fiume Dnipro. Secondo molti osservatori, essa è l’ultimo tentativo del governo di Volodymyr Zelensky di assicurarsi una vittoria, in modo da mostrare agli alleati occidentali che la controffensiva non è completamente fallita. Gli uomini sul campo, però, hanno messo in discussione l’utilità dell’operazione, definendola un “inutile spreco”, e hanno lamentato le pesanti perdite causate dalla malagestione dei comandati e dalla superiorità aerea e di artiglieria di Mosca.